di Fausto Anderlini – Credo che il punto di svolta sia stato quando il parlamento salutò con un fragoroso applauso il ritorno di Conte da Bruxelles: lui, Gualtieri e Amendola, che Conte stesso volle ringraziare pubblicamente per il prezioso lavoro svolto in Europa. Da quel momento cominciò una sistematica campagna di diffamazione a media unificati. Impedire in ogni modo che la gestione dei fondi europei finisse nelle mani di persone per bene, socialmente orientate, non corrotte in intrighi d’interesse, alla guida di un blocco politico sociale capace di autonomia (almeno in potenza). Una classe politica di nuova generazione, effettivamente competente, colta, sensibile e appassionata alla cosa pubblica. Il colpetto di stato e la chiamata in servizio di un grande timoniere di sistema con il contorno di un fittizio cordone di ‘salvezza nazionale’ è stato funzionale a questo scopo. L’essenza del problema, che in Italia è amplificato da una borghesia arretrata e predatoria. Giacchè non c’è alcun paese al mondo che sia ricorso a forme analoghe per affrontare la pandemia come tale. La Lega al Mise e al turismo significa mettere in campo una procura che sposta l’equilibrio nella partecipazione (ricordiamoci, con Carl Schmitt che partecipare vuol dire ‘fare le parti’) a vantaggio del capitalismo nordico-padano. E tuttavia vorrei segnalare qualcosa, se si vuole, di più leggero ma per nulla futile. Sebbene fra chi è rimasto al ministero ci siano alcuni che non mancano di qualità, è impressionante che il ‘governo di alto profilo’, il ‘governo dei migliori’ prenda il volo gettando fuori come zavorra proprio alcuni dei membri più qualificati della plancia di comando del Conte due. Fra i quali aggiungerei anche Provenzano e lo stesso Boccia. Tutti espressione di una nuova impegnata classe dirigente di estrazione meridionale. Non è solo questione di lotta di classe, è anche una questione antropologica. Una classe di governo con le qualità che ho rimarcato, ma anche è soprattutto capace di empatia, stile, connessione sentimentale. E’ stata anche una congiura dei mediocri, dei brutti, degli invidiosi, dei presuntuosi, dei volgari leccaculo contro i ‘migliori’. L’invidia è stata il motore della congiura. E per nascondere la meschinità si sono nascosti sotto le gonne retoriche del ‘grande uomo’. Ora non è il momento di reagire con isteria al colpo subito da uno dei migliori governi della repubblica e all’arretramento che ne è conseguito. Guai dividersi, specie nella ritirata. Che quello è il momento in cui l’aggressore fa strage. Ma il momento di fare di questa ‘diversità’ ora negletta il lievito di una nuova orgogliosa alleanza politica.
tratto dalla pagina Facebook di Fausto Anderlini