Oscar Monaco – “Le forze che hanno già proficuamente lavorato insieme devono nutrire la loro visione democratica e solidaristica con proposte concrete e con traiettorie riformatrici ben chiare, in modo da alimentare questo patrimonio comune e da affinare una condivisione di intenti e di obiettivi. È questo il modo migliore per affrontare il voto di fiducia al nuovo governo che si preannuncia già domani in Parlamento”. Con queste parole Giuseppe Conte ha commentato la nascita dell’intergruppo parlamentare al Senato tra PD-M5S e LeU.
Quando Antonio Gramsci chiamò L’Unità il giornale del neonato Partito Comunista d’Italia lo fece in nome di un concetto che svilupperà più tardi nei Quaderni, quello di “blocco storico” come alleanza tra soggetti sociali differenti legati da un interesse politico comune; nel caso specifico l’unità auspicata era quella tra i braccianti del sud e gli operai del nord.
Per quanto questo voglia essere un mero esempio di scuola, per cui nessuno gridi allo scandalo per il paragone tra santi e fanti, il tema rimane quello del blocco sociale a cui dare rappresentanza e perché abbia un senso oggi l’alleanza politica dei tre partiti che hanno dato vita al Conte 2.
Per farla breve, intorno all’alleanza di governo uscente si sta gradualmente coagulando una soggettività politica nuova, che passa dalle istanze di movimento come le Sardine, a cui si deve la meritoria mobilitazione che ha segnato l’inversione di tendenza di un salvinismo che sembrava imperante, intorno ai valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo, con una costituzione generazionale mediana, oppure i giovanissimi del Friday For future, col loro portato contemporaneamente conflittuale e pragmatico, radicale nelle istanze ma concreto nella scelta dei soggetti politici e istituzionali con cui aprire finestre di confronto; più i le organizzazioni tradizionali del movimento operaio e della società civile, come il mondo del sindacato e del terzo settore.
Ciò che più di tutto terrorizza il sicario di Rignano sono le potenzialità politiche di questi soggetti intorno alle organizzazioni politiche del centrosinistra giacché, molto meglio di altri, sa che si considerano le tendenze sotterranee dell’elettorato sommerso il governo giallo rosso non è affatto minoritario, e men che meno isolato e abusivo. Esso interpreta almeno relativamente la maggioranza del paese, come tutte le tornate elettorali successive alle elezioni Emiliano Romagnole hanno dimostrato in maniera largamente prevalente.
Per dirla con la Professoressa Nadia Urbinati: “Se ben gestito, ovvero con mente pragmatica volta al futuro (che sta dopo Draghi) PD, 5S e LeU possono sedimentare la loro unione di intenti e costruire un campo di centro-sinistra con una prospettiva realistica ed elettorale. Importante è mettere un solco tra loro e Italia Viva e distinguersi in questo governo Draghi come rappresentanti delle forze sociali popolari, con al centro la salute, la scuola pubblica, il mezzogiorno e la giustizia fiscale. Imprimere al governo Draghi una valenza di centrosinistra tenendo sotto controllo (ovvero limitando) le pulsioni affaristico-liberiste di Iv+FI.”
Per questo, a mio avviso, occorre fare una cosa su tutte: promuovere ed incentivare a tutti i livelli le iniziative unitarie tra i soggetti della coalizione, rafforzando questa prospettiva e là dove è possibile allargarla al protagonismo di nuove forze culturali, politiche e sociali compatibili.