Fratoianni nell’Aula di Montecitorio: «Ecco perchè Sinistra Italiana vota No alla fiducia al governo Draghi»

Politica

Signor Presidente, voterò no alla fiducia.
Il mio voto, anche se qualcuno lo ha descritto così, non è il frutto di una scelta individuale. E’ la risposta all’indicazione quasi unanime del mio partito e per me, che mi ostino a considerare la politica come una impresa collettiva, questo non è un dettaglio.
Così nell’Aula di Montecitorio Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana.

Il nostro No si basa su due elementi:
Primo: Giuseppe Conte, a cui va il mio ringraziamento, non è caduto per un incidente della storia. Il suo Governo è stato vittima di un omicidio politico premeditato. L’obbiettivo, perfino dichiarato, impedirgli di gestire la programmazione e la spesa dei 209 miliardi che aveva conquistato dopo una lunghissima battaglia in Europa.
Secondo: il perimetro del suo Governo è un caso unico in Europa. In nessun posto le forze democratiche e di sinistra governano con la destra nazionalista. Nel suo Governo c’è tutto e il contrario di tutto. Per questo ciò che manca è quello che dà senso e ragione alla politica. Non so se l’unità sia un valore in sé. So però che non è mai un dovere. Il dovere della politica è prendere parte, sapendo costruire mediazioni e compromessi ma sempre ricordando che gli interessi ed i bisogni non sono indistinti. Perché non siamo tutti e tutte sulla stessa barca. Nemmeno davanti al virus.

Vede signor Presidente, non stanno insieme transizione ecologica e trivellazioni petrolifere che qualcuno vorrebbe sbloccare già nei prossimi provvedimenti. Non stanno insieme gli interessi della Confindustria di Bonomi che vuole sbloccare i licenziamenti con quelli dei lavoratori e delle lavoratrici.
Non sta insieme chi considera il reddito un insopportabile spreco assistenzialista col diritto alla dignità di precari, lavoratori poveri ed esclusi. E le tasse non si possono abbassare a tutti preservando la progressività perché così. non si fa altro che ridurla come è avvenuto in questi anni. Serve una imposta patrimoniale sulle grandissime ricchezze per redistribuire ciò che è stato sottratto.
Cosi come non è possibile tenere assieme il ddl Zan con il medioevo sul corpo delle donne del Senatore Pillon.
Sui migranti ha parlato di rimpatri e di garanzia dei diritti dei rifugiati, ma voglio ricordarle che quei diritti son difesi dalla legge e dalla costituzione e che è arrivato il momento di dire qualche parola in più.

Il suo discorso si rivolge ai vincenti, a chi si appresta ad agganciare la ripresa. Bene.
Ma in questo Paese sono tantissimi quelli che si sentono sconfitti. A loro diciamo, non siete soli.
In questo frangente dobbiamo tutti – noi che abbiamo avuto la fortuna di poter viaggiare e di poter studiare, lei soprattutto, che ha avuto l’onore di sedere tra i potenti del mondo – fare un esercizio: guardare il mondo con gli occhi di chi è intrappolato in 50 metri quadri di una qualsiasi periferia italiana. Perché rimuovendo le cause di quella condizione potremo ambire a rimuovere le cause dell’intollerabile ingiustizia che deturpa il nostro Paese.
Da domani faremo opposizione, pronti a dire si ogni volta che sarà possibile, pronti a dire no ogni volta che sarà necessario.