L’incubo e le responsabilità: unità a sinistra oggi, non domani

Sinistra

di Raul Mordenti* – Che un Governo espressione diretta della Banca e della Confindustria, condito da ministri di Berlusconi e della Lega, per giunta espressione della volontà del Presidente della Repubblica e non del Parlamento, rappresenti per qualsiasi persona di sinistra la realizzazione del peggiore incubo, non dovrebbero esserci dubbi.

Così come poche volte si è verificata nel Paese una unanime collera, condita da disprezzo, come quella che ha accompagnato il killeraggio, compiuto su commissione, dal leccapiedi dello Sceicco tagliagole.

Ma se non vogliamo ridurci al mormorìo impotente riservato ai sudditi occorre porsi una domanda: come è stato possibile tutto questo? La risposta a questa domanda ha due livelli, uno istituzionale e uno direttamente politico.

Il primo livello riguarda la legge elettorale vigente: poiché i parlamentari sono nominati, cioè la loro elezione dipende dall’ordine di presentazione nelle liste da parte delle segreterie di partito, è possibile fare eleggere senatore anche il proprio cavallo, come si dice facesse l’imperatore Caligola. Così Renzi, da segretario del Pd, ha potuto far eleggere i “suoi”, decine di parlamentari  che lo hanno seguìto obbedendo perinde ac cadaver a lui, non al loro elettorato.

Che a sostegno di questa operazione di bassa politica ci sia stato un enorme sostegno mediatico, senza precedenti (decine di ore di presenza in tv e dozzine di interviste sui giornaloni al pinocchio di Rignano), dimostra chi sia stato il vero mandante: la Confindustria e la Banca che non potevano tollerare in alcun modo che a gestire i 209 miliardi di euro fosse qualcun altro, dato che quei miliardi debbono andare tutti e solo a lorsignori.

Il secondo livello – strettamente legato al primo – riguarda i comportamenti elettorali del “popolo della sinistra”. Poiché il premio di maggioranza del “rosatellum” (anticostituzionale, ma tuttora vigente) prometteva di dare tutto il potere a chi arrivava primo, una marea di “bravi compagni”, hanno scelto di votare non per le proprie idealità e i propri interessi (cioè non per il proprio partito) ma per il Pd, in base al “sennò viene Salvini” o al “sennò viene Berlusconi” (e alle mille varianti dello stesso pseudo-concetto a livello regionale e comunale).

Così questa grande astuzia di tanti “bravi compagni” ha fatto sì che ora ci ritroviamo con un Governo che comprende, tutti insieme, il Pd, Salvini e Berlusconi. Un bel risultato di quell’astuzia. Ma c’è di più, e di peggio: il combinato disposto di questo terribile effetto distorsivo del voto indotto dal maggioritario con l’assurdo sbarramento (non si capisce perché mai alcuni milioni di voti non debbano avere diritto alla rappresentanza parlamentare) ha escluso la sinistra di opposizione dal Parlamento.

Cosa deve ancora succedere per convincerci che una legge elettorale proporzionale (che significa semplicemente: tanti seggi quanti sono i voti), con una preferenza nominativa e nessuno sbarramento, è una condizione necessaria per la democrazia? Cosa aspettiamo, dopo aver vissuto la vergognosa vicenda di Renzi, a lanciare oggi e subito una grande campagna unitaria, estesa a tutti i democratici e ai veri liberali (se ce ne sono), per riconquistare la proporzionale?

Soprattutto cosa aspettiamo per riproporre oggi e subito il problema di una nuova unità a sinistra, dato che oggi i confini sono chiari come non mai (confini che escludono solo chi guarda ancora al Governo e a Draghi e chi risponde alla PS o ai servizi), mentre fra tutti gli altri, partiti sindacati movimenti riviste giornali associazioni etc., occorre unirsi.

Una unità senza prevaricazioni o forzature, unità subito e non alla vigilia di elezioni, unità vera e sincera, unità – come si diceva una volta – “dall’alto” e “dal basso”, reticolare e non centralistica, libera e non costrittiva, orizzontale e non verticale, insomma tutta da inventare nelle sue inedite forme, che però ci serve oggi, non domani.

*tratto da il manifesto