“Lucio Magri” di Simone Oggionni

Cultura

Oscar MonacoLucio Magri non post comunista, ma neocomunista*, è una lettura piacevole e coinvolgente su una della figure più interessanti della storia del movimento operaio italiano; un eretico visionario che ha segnato ai livelli più alti l’elaborazione intellettuale della sinistra del secondo dopoguerra.
Devo dire che il libro di Simone Oggionni** mi ha interessato innanzitutto perché in qualche modo parla a me, militante politico formatosi alla scuola di una sinistra radicale, nello specifico della fertile esperienza di Rifondazione comunista, che con l’autore ha in comune non solo gli anni in quel partito e quell’esperienza, ma anche l’elemento generazionale. Ho trovato insomma un’indagine, tramite l’approfondimento della figura di Lucio Magri, sulle premesse storiche della sinistra radicale italiana e una riflessione sulla sua fine come soggetto elettorale significativo sulla scena nazionale, che si intreccia con gli ultimi quasi vent’anni della mia vita e della mia esperienza.

Magri cattolico radicale che sfiora la segreteria nazionale della giovanile della Democrazia Cristiana nei primi anni 50, salvo passare, dopo qualche anno nel PCI di Togliatti, del quale raccoglie e sviluppa la tensione al dialogo con le masse cattoliche, innervandola di uno spirito critico che partendo dall’idea umanistica di salvezza avverte negli anni con largo anticipo le derive individualistiche e antisociali degli sviluppi del capitalismo, arrivando a collocare quella prospettiva in una riflessione tanto precoce quanto matura sulle tematiche dell’ambiente e della sostenibilità del modello di produzione
Magri gramsciano della prima ora, nel senso della lettura e dello studio del grande intellettuale sardo nell’immediato delle sue prime pubblicazioni nel dopoguerra; Gramsci di cui svilupperà le categorie fondamentali come chiave di lettura dei mutamenti economici e sociali di un’Italia investita, a partire dagli anni sessanta, da un tumultuoso processo di crescita e da profondi stravolgimenti sociali, partendo dalle premesse storiche individuate nei Quaderni rispetto alla particolarità della borghesia italiana e dalla declinazione della categoria di rivoluzione nella complessa stratificazione che Gramsci individua nelle società occidentali.
Magri, l’eretico radiato dal PCI col gruppo Manifesto nel 69, che attraversa per quindici anni un mondo oscillante tra avanguardie e dogmatismi delle nuove sinistre, che guida il Pdup fino al rientro nel PCI di Berlinguer, subito dopo la morte di Enrico, dopo il fallimento del compromesso storico e l’apertura della stagione dell’alternativa democratica.
Magri visionario, che avverte con largo anticipo la degenerazione finanziaria e la compressione dei diritti del lavoro e la destrutturazione del movimento operaio e della stessa democrazia postbellica, che si dispiegherà fatalmente già a partire dagli anni settanta e che peserà drammaticamente fino ai giorni nostri, sotto la forma mortifera dell’ideologia neoliberista.

Un libro che intreccia la biografia politica con una lucida e onesta analisi storica e teorica, corposamente fornito di puntuali riferimenti bibliografici, che merita di essere letto per avere un punto di vista più completo soprattutto sul nostro presente.

*Lucio Magri. Non post-comunista, ma neo-comunista è un libro di Simone Oggionni pubblicato da Edizioni Efesto nella collana Prima Repubblica, 2021.

**Simone Oggionni, Treviglio (BG) 1984, è responsabile nazionale Cultura di Articolo Uno

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