Viva Marx

Cultura

Oscar Monaco – Il 5 Maggio 1818, esattamente 203 anni fa, nasceva a Treviri Karl Marx: poche menti nella storia umana hanno avuto un effetto talmente vasto e profondo su una molteplicità di discipline, dall’economia alla filosofia, dalla sociologia all’antropologia, passando per la storiografia, la psicologia e le scienze politiche. Il grande storico inglese Eric Hobsbawm paragonò il marxismo come fenomeno globale alle due principali religioni monoteistiche, al cristianesimo per ampiezza e all’islamismo per rapidità di diffusione; pensare di leggere la storia moderna dal diciannovesimo secolo ad oggi, senza la lente del Moro è come pretendere di leggere l’alto medioevo rinunciando ad Aristotele o il Rinascimento rinunciando a Platone.
Marx rimane ancora oggi, a oltre due secoli di distanza dalla sua nascita, uno degli autori più letti, tradotti, dibattuti e criticati al mondo e ogni anno si pubblicano migliaia di titoli in tutti i paesi che in maniera esplicita o meno evidenziano il debito intellettuale verso l’autore del Capitale.
Allo stesso modo di nessun autore si è mai celebrata con altrettanta pervicace insistenza la fine, il superamento e la morte: il pensiero di Marx veniva dato per superato quando Marx era ancora in vita e non passa giorno senza che nel mondo qualcuno non ne annunci per l’ennesima volta la definitiva obsolescenza. Un esorcismo che dà l’esatta misura del terrore che questa figura ha esercitato ed esercita nei confronti dei fanatici del pensiero unico, soprattutto negli ultimi trent’anni, come spiega bene Jaques Derrida in un pamphlet dal titolo illuminante: Spettri di Marx.
Non esiste poi movimento reale, sia esso ambientalista, antirazzista, femminista, antifascista, che si occupi di diritti civili, di questioni sindacali che non faccia i conti nel suo sviluppo con i fondamentali del marxismo.

Potrà stupire gli osservatori meno attenti, ma proprio nel paese guida del capitalismo globale, gli Stati Uniti d’America, il marxismo esercita una funzione estremamente attuale nelle politiche e nei movimenti che influenzano le scelte del governo: basti pensare alla deputata Alexandria Ocasio-Cortes, esponente di punta dei Democratici Socialisti Americani, formazione che da anni elegge decine di rappresentanti a tutti i livelli nelle liste del Partito Democratico.
In Europa pur in un contesto di arretramento dell’influenza del pensiero marxista nei grandi partiti socialdemocratici e socialisti, coinciso con la controrivoluzione neoliberale, culminata con la sciagurata terza via, versione “di sinistra” delle ricette neoliberiste, nessuno, dalla Spd al Labour, passando per il Psoe e il Psf, ha mai smesso definitivamente di fare i conti col pensatore di Treviri, né a nessuno è mai venuto in mente di rottamare gli strumenti che il suo pensiero ha elaborato negli anni.
Di più: gli effetti della pandemia, che hanno messo impietosamente a nudo i drammatici limiti di un capitalismo privo di regole (meglio sarebbe dire altamente regolamentato in funzione dello sfruttamento e del profitto), hanno prodotto lo sgretolamento repentino di dogmi ritenuti indiscutibili e la ripresa nel dibattito politico ed economico tanto delle politiche keynesiane quanto dell’attualità di un moderno socialismo democratico. Nel mondo e in Europa.

L’Italia è il paese dove la presenza fino al 1991 del più grande partito comunista d’occidente si è rovesciata nel paradosso per cui i temi degli studi marxisti e l’orizzonte di un moderno socialismo democratico non hanno cittadinanza politica. Sono certamente tema di intenso dibattito intellettuale e accademico, addirittura talvolta con esponenti di piccole formazioni o leader di minoranze interne al PD, ma la sostanza è che chi oggi in volesse parlare di lotta di classe sarebbe visto come un fastidioso trinariciuto.
There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning: “C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo.” Sono le parole inequivocabili di Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi al mondo con un patrimonio stimato in svariate decine di miliardi di dollari.

Sarebbe ora di riprendere seriamente Marx anche nella politica italiana e, detta con rispetto per il frastagliato arcipelago delle formazioni di sinistra da cui provengo, che a farsi carico di questo dibattito siano proprio quegli esponenti del PD che troppo timidamente affermano di rifarsi al socialismo, e per una ragione semplicissima: che affermare di voler promuovere il progresso sociale prescindendo dall’organizzazione dei conflitti che naturalmente attraversano la società nelle sue contraddizioni è come usare uno scolapasta per spegnere un incendio, non funziona.

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