A Bologna il PD si gioca il futuro

Politica

Alternativo alle destre e aperto a sinistra o centrista con lo sguardo rivolto a destra: se Renzi è screditato i renziani sono in campo con due opzioni, riprendersi il PD o distruggerlo.

di Fausto Anderlini – Che queste primarie siano la conseguenza di una balordaggine eccedente anche ogni legittima riserva su uno strumento ormai logoro e deforme è stato detto da molti e non approfondirò più di tanto. Primarie di coalizione senza un patto coalizionale a supporto né un programma condiviso, anzi due progetti antitetici di alleanze e di egemonia che si sfidano rinviando a un faticoso negoziato e/o, più probabilmente, a una incolmabile frattura. Dunque primarie prive di una base politica e senza alcuna garanzia di lealtà. Persino metodologicamente scadenti. Ad esempio si sarebbe potuta estendere la base elettorale all’intera area metropolitana visto il doppio ruolo incombente sul sindaco (di Bologna e metropolitano). Sarebbe stato anche un modo per sanare la frattura centro-periferia che affligge il centro-sinistra. Un’idea troppo brillante e innovativa, per quanto elementare, per essere concepita dalle menti ottenebrate dei manovratori. In compenso si accetta la candidatura di una sindaca del suburbio la cui eventuale elezione comporterebbe il commissariamento a mezzo mandato del comune di provenienza. Qualcosa di irricevibile sia in punto di metodo che di deontologia politico-istituzionale. E’ una grave prova di dabbenaggine della dirigenza nazionale e locale di avere messo a repentaglio un intero campo di forze e lo stesso partito. Offrendo il destro a fazioni che mirano alla divisione e all’indebolimento del centro-sinistra.

Che le primarie siano cresciute su una base balorda, tuttavia, non significa che altrettale sia lo scontro e la posta in gioco. Essa è invece altissima e ne va del destino della città, e con essa della sinistra. Lo scontro è tra un progetto di centro-sinistra avverso alla destra che da sviluppo a una politica di lungo periodo centrata sull’inclusione sociale e la democrazia partecipativa che ha portato la città e il suo hinterland su livelli di primato, sociali, economici e ambientali, e un progetto neocentrista che guarda a destra, emargina la sinistra e intacca il modello socio-politico proprio della città. Un’altra identità, per quanto indeterminata, che rinnega quella storicamente riconosciuta. Una città che esce dall’orbita della sua identità storica, dalla sua radice socialista e sinanche da quella esperienza ulivista nella quale avrebbero dovuto convergere i riformismi di diversa matrice culturale. La gestione renziana del Pd ha profondamente deformato il progetto del Pd. Nel suo furore rottamatore ha bloccato e depistato verso un crasso liberismo da neofiti il rinnovamento di aspetti del ‘modello’ socio-politico bisognosi di innovazione nel mentre ha portato in auge una casta di saprofiti politici di bassissima qualità umana e culturale. Personaggi che godono o hanno goduto di incarichi garantiti dal sistema di partito, cacciatori di sinecure, liberisti col culo degli altri (i cui nomi infiorano le pagine dei giornali e per questo mi esimo dall’elencarli) e che adesso gli si rivoltano spudoratamente contro. Se Renzi è divenuto un imbarazzante personaggio scomodo e screditato, i suoi ex seguaci sono tutt’altro che debellati. La caduta del governo giallo-rosso ne ha eccitato la brama di revanche. L’obbiettivo, questa volta agito dall’interno, è lo stesso che ha motivato la nascita di Italia Viva, nuovo partito del malaffare e dell’intrigo: distruggere il Pd come perno del centro-sinistra o farne lo strumento di una politica ostile alla sua stessa missione.

In questo senso le primarie di Bologna, piacciano o meno, costituiscono un passaggio chiave destinato a conseguenze decisive sul corso delle forze progressiste in Italia, e in particolare sul Pd nazionale e la sua leadership attuale. La cacciata della sinistra dal governo di Bologna, anche per il suo eccezionale valore simbolico, sposterebbe ulteriormente a destra il quadro politico nazionale aprendo le porte a un ritorno trionfale della destra lego-fascista.Matteo Lepore ha indubbiamente margini di crescita, ma ha dalla sua una qualificata esperienza amministrante e la garanzia offerta dall’appartenenza alla cultura politica della sinistra riformista. Un Sindaco intenzionato al compito di mediare e sintetizzare il pliuralismo delle anime democratiche e progressiste della città.Sulla Conti grava il pregiudizio dell’investitura renziana e una esperienza amministrante limitata a un comune concepito dalla pianificazione intercomunale del passato come un ‘quartiere giardino’. Un comune peraltro la cui popolazione è stata fatta segno di un duplice sgarbo fiduciario: l’abbandono da parte della Sindaca del partito col quale era stata eletta per seguire Renzi nella sua avventura, e l’abbandono dell’incarico a mezzo mandato come fosse un mero trampolino per poste più ambite. Segno di una evidente spregiudicatezza. C’è nella persona un lato personalistico ed egoico che inquieta, come quando proclama il suo ‘isabellismo’ o si abbandona a pose eroico-vittimistiche decisamente fuori misura. Segni di immaturità che l’eventuale governo di una città grande e complessa come Bologna potrebbe pagare caro. Una persona siffatta potrebbe finire subornata a losche figure (non per caso si fa rappresentare da un personaggio come Carbone, quello del ‘Ciaone’) oppure (elemento forse ancor più grave) abbandonarsi a bizzarre decisioni di testa propria. Le sue proposte programmatiche, a quel che si può vedere, sono di un rabbrividente semplicismo propagandistico. Mai si è visto, ad esempio, un candidato alle primarie presentarsi davanti al comune promettendo aumenti di stipendio, come se i dipendenti comunali fossero dei travet di Achille Lauro. Perciò per quanto queste primarie siano state concepite da una balorda inclinazione autolesionista, ad esse bisogna partecipare, e con la massima determinazione. Se il terreno è viscido e gli avversari sono mediocri è su quel terreno nondimeno che va ingaggiata, in mancanza d’altro, la battaglia. E siccome un avversario tristo tira necessariamente in basso il bel gioco, a maggior ragione bisogna sforzarsi di giocar bene. Avendo contro tutti i corifei della stampa di lor signori. Risvegliarsi in una città renzizzata colma di saprofiti è il peggiore degli incubi immaginabili, persino più brutto di quello che paventammo con la Borgonzoni. Neppure paragonabile, nel suo orrore, a quello che vivemmo col pacioso Guazzaloca.
E comunque queste primarie del cazzo saranno solo il primo tempo. Le cose non finiranno lì. Sarà una lotta dura e infida.

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