Giovani e donne. Sono le categorie più esposte allo sblocco dei licenziamenti. Lavoratori fragile, con contratti deboli, esposti come le canne al vento. In Umbria sarebbero a rischio 27mila lavoratori, secondo le stime dell’Ires Cgil. I comparti più in bilico? “Dall’artigianato all’industria, vista come è messa l’Umbria, siamo in presenza di un tessuto produttivo molto fragile. Nessuno è escluso, eccezione fatta per i settori del tessile e del calzaturiero, dove per legge è rimasto il blocco dei licenziamenti”.
E’ pesante il bilancio tracciato dal segretario generale della Cgil Umbria Vincenzo Sgalla. “La trattativa col Governo è stata lunga. Ore estenuanti che hanno visto al tavolo sindacati, Confindustria e Governo. Come noto l’accordo siglato da Cgil, Cisl e Uil – riassume Sgalla – prevede un impegno a far ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali esistenti prima di ricorrere ai licenziamenti. E’ chiaro che dal punto in cui eravamo partiti, con posizioni completamente distanti, possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti. Un risultato comunque importante, che è frutto anche della mobilitazione di sabato scorso”.
Ma in sostanza quale spiraglio apre l’accordo? C’è chi parla di una vittoria zoppa?
“Dopo sette ore di negoziato siamo riusciti ad ottenere la possibilità di utilizzar gli ammortizzatori sociali per altre 13 settimane. Una proroga che ci consente di arrivare a quell’ottobre che avevamo ipotizzato”.
Tre mesi di ammortizzatori… e poi?
“Tre mesi che vanno fatti fruttare: queste settimane, infatti, dovranno servire alle aziende per formare e riqualificare tutte quelle persone che a causa del covid e della crisi economica rischiano di perdere il posto di lavoro”.
I lavoratori più esposti ai licenziamenti?
“Difficile fare una fotografia puntuale: di sicuro le donne e i giovani. E tutti quegli addetti con contratti poco tutelati”.
I comparti più a rischio?
“Nessuno è escluso. Il tessuto produttivo dell’Umbria, reduce da anni di crisi è molto fragile. Non ci sono state politiche di rilancio e l’assessore regionale Michele Fioroni sembra essersi scordato delle promesse fatte”.
Infine qualche numero . Tra gli strumenti utilizzati in questa fase oltre alla cassa integrazione, ordinaria e straordinaria anche i fondi di integrazione salariale per coloro che non potevano accedere agli altri strumenti. In Umbria al 31 dicembre 2020 sono state 8.330 le domande presentate dai datori di lavoro per i fondi per l’integrazione salariale (6.385 in provincia di Perugia 1.945 a Terni). Ne sono state definite 7.978.
fonte: https://www.lanazione.it/umbria/cronaca/blocco-licenziamenti-1.6545446