Il non senso del ridicolo dei liberisti. Seconda parte

Economia

Oscar Monaco – Pare che Draghi stia studiando una misura sostitutiva del cashback di Stato, il cosiddetto “bonus bancomat”, una misura che dovrebbe, nelle intenzioni dichiarate, agevolare l’uso di strumenti di pagamento elettronici tramite un credito di imposta sia sull’acquisto o il canone d’affitto dei terminali che sulle commissioni sostenute.
In pratica si rovescia il principio per cui la convenienza delle forma tracciabili di pagamento ricadeva sul consumatore, portandola all’esercente, in teoria, agevolando la diffusione dei terminali: sì, perché la scelta risulta almeno curiosamente in contrasto con quanto afferma Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, ABI, secondo cui non solo le commissioni medie in Italia sono inferiori alla media europea, 1,1% contro l’1,2 dellUE e l’1,6% di Germania e Svezia e soprattutto sul fatto che la diffusione dei POS tra gli esercenti italiani sia il doppio della media europea.
A questi dati oggettivi va aggiunto un altro elemento altrettanto oggettivo: le commissioni sui pagamenti elettronici salgono man mano che si usa uno strumento, carta di credito invece che bancomat per esempio, che consente di fare operazioni più onerose (non fosse altro che nella maggior parte dei casi i circuiti bancomat hanno un limite di spesa giornaliero).
Siamo insomma al paradosso per cui il cashback è stato eliminato adducendo che avvantaggiasse i redditi alti (senza peraltro dimostrarlo), sostituendolo con uno strumento che avvantaggia matematicamente gli esborsi più alti, che notoriamente vengono fatti dai poveri, ovviamente.
Poveri noi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *