Oscar Monaco – Se in Italia si dedicasse un decimo delle energie che si riversano, da parte di quasi tutto il sistema d’informazione e del panorama politico, per screditare il Reddito di Cittadinanza, per esempio nella lotta all’evasione fiscale a quest’ora potremmo avere uno Stato sociale da far invidia ai paesi scandinavi.
Quella che è in corso da mesi, con una intensità crescente e un’aggressività assolutamente furiosa, è una vera e propria campagna di odio, a reti e testate unificate, contro i poveri: colpevoli di non voler lavorare per (im)prenditori, fradici di avidità gretta e ignorante, per paghe da fame.
La campagna martellante sui “furbetti del reddito” è falsa e disonesta fin dal titolo, giacché si tratta molto semplicemente di evasori fiscali, che non dichiarano o nascondono altre entrate per avere indebitamente accesso al Reddito di Cittadinanza. Ma chiamarla col suo nome sarebbe troppo rischioso, in quanto aprirebbe il dibattito su una partita che vale 130 miliardi di euro all’anno e non cento milioni, oltre milletrecento volte di più: come paragonare un ladro di polli ad un rapinatore di banche.
La verità è che il Reddito di Cittadinanza va certamente corretto, nel senso che è troppo poco e per troppo pochi rispetto al dramma reale della povertà che, nel silenzio assordante dei media, morde ferocemente milioni di donne e di uomini, comprese le tantissime e tantissimi che un lavoro ce l’hanno, ma che non garantisce loro una sopravvivenza dignitosa.