Una cosa che mi colpisce molto delle persone di sinistra

Editoriali

di Peppe De Cristofaro, Candidato al Senato con Alleanza Verdi Sinistra – C’è una cosa che mi colpisce molto delle persone di sinistra (e lo sappiamo, ce ne sono) che hanno deciso di votare ‘per Conte’ alle prossime elezioni politiche.

Ed è esattamente questa: nessuno di loro dice ‘voterò movimento 5 stelle’, che poi sarà il simbolo che effettivamente barreranno. Ma dicono tutti – o almeno tutti quelli che si sono confrontati con me – ‘voterò per Giuseppe Conte’, anche se poi magari nel loro territorio Conte nemmeno c’è, visto che la legge elettorale consente le candidature al massimo in cinque collegi differenti.

Mi sono chiesto le ragioni di questa cosa, non per fare polemica ma perché mi pare un punto su cui interrogarsi.

Certamente, c’è in questo ‘riflesso’ una immediata ragione, anzi due. Conte è una figura popolare, ha fatto bene il presidente consiglio nel suo secondo mandato (che ha avuto il grande merito di far dimenticare il primo, e anche in questo caso sto parlando senza alcuna ironia), ha fronteggiato la più grande emergenza degli ultimi decenni. E tutto questo gli viene riconosciuto, da tanti. Per inciso, anche da me, che sono stato suo sottosegretario all’istruzione e non ho mai fatto mistero – nonostante qualche dissidio – di essere stato orgoglioso di aver fatto parte di quel governo.

C’è poi anche un’altra ragione immediata. Mentre Conte nell’immaginario di molte persone è stato questo, non si può certo dire lo stesso dei 5 Stelle. Partiti per aprire il Parlamento come la scatoletta di tonno, hanno fatto quasi sempre peggio dei partiti ‘tradizionali’ che tanto vituperavano. Con un elevato tasso di trasformismo e, non di rado, poca competenza.

E allora non sorprende che – magari con l’esclusione di quelli della prima ora – per i nuovi elettori ‘di sinistra’ appena arrivati sia più difficile dire ‘voto per i 5 stelle’. Perché questa frase evidentemente allude ad una ‘continuità’ con il passato che il ‘voto Conte’ invece in qualche modo recide. O crede di recidere.

Eppure, forse c’è qualcosa in più.

Io ho la sensazione che la frase nasconda, inconsapevolmente, uno dei problemi di questi anni.

Cioè che anche un pezzo del nostro mondo abbia totalmente introiettato la tendenza alla ‘personalizzazione della politica’ che in Italia per primo Silvio Berlusconi aveva legittimato e reso egemone.

Del resto, ci siamo passati negli ultimi tempi anche noi. Perché, tanto per dirne una, pure se ci dicevamo – come, per fortuna,

facciamo ancora adesso – contrari al presidenzialismo, poi mettevamo il nome del leader nel simbolo elettorale.

E siccome egemonia è quando dalla tua bocca escono le stesse parole del tuo avversario, è chiaro che dentro questa vicenda si è consumata una parte della nostra sconfitta.

Ma siccome, come dico sempre, da qualche parte si deve pur ricominciare, c’è anche un lato buono in questa tornata elettorale. Il simbolo che io potrò votare non porta scritti i nomi dei leader, ma quelli dei partiti. Con il massimo rispetto per il mio compagno e amico Fratoianni, io voto Sinistra Italiana.

Anzi, Verdi e Sinistra Italiana. E ne sono molto felice.