Donne più precarie e più povere, il 57% ha chiesto il «reddito di cittadinanza»

Lavoro

IL CASO. Le donne giovani sono quelle più a rischio povertà, certifica la ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale presentata ad Assisi

redazione economica, il manifesto – Più della metà delle donne under 35 raggiunge In Italia al massimo 15 mila euro di reddito complessivo annuo, contro il 32,5% dei coetanei maschi. Considerando la fascia d’età tra i 30 e 39 anni, ben il 14,5% delle lavoratrici si trova in povertà assoluta rispetto al 6,8% degli uomini; percentuale che sale al 22% se consideriamo anche chi si trova in povertà relativa e al 38,5% per i redditi complessivi fino a 15 mila euro. Lo ha sostenuto Federica Volpi, ricercatrice delle Acli ieri al 54° Incontro nazionale di Studi delle Acli che si sta svolgendo nella Cittadella Pro Civitate ad Assisi dove è stato presentato in anteprima una ricerca dell’Istituto Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale.

L’indagine, realizzata nel corso della primaver e dell’-estate del 2022, è stata condotta attraverso un questionario e ha coinvolto 1.060 persone. Le prime analisi mostrano che il differenziale retributivo di genere grezzo, cioè quello calcolato solo rispetto al genere, supera i 30 punti percentuali a svantaggio delle donne.
Durante la pandemia, le donne hanno patito gli effetti più duri della crisi. La ricerca ha beneficiato della possibilità di accedere alle banche dati del Caf Acli e del Patronato Acli, che ogni anno incontrano centinaia di migliaia di persone. Nel 2021 le pratiche aperte per il cosiddetto «reddito di cittadinanza» sono state aperte per il 57,5% dalle donne, 54% hanno fatto richiesto l’effimero «reddito di emergenza» poi abolito. Un’altra conferma della discriminazione subìta dalle donne viene dai dati della Naspi che è stata richiesta dal 61,3% delle donne nel 2021.