Quello che ci arriva dal Brasile è un segnale di speranza. Il candidato storico della sinistra Luiz Inácio Lula Da Silva ha concluso il primo turno delle elezioni presidenziali con il 48,43% dei voti, con un distacco di oltre 5 punti dal suo principale rivale Jair Bolsonaro, che sfiderà direttamente al ballottaggio del 30 ottobre.
Ma questa non è un’elezione come tutte le altre: è la resa dei conti di uno scontro lungo più di un decennio tra il popolo brasiliano e le sue èlite. Lula è stato il Presidente più popolare di tutta la storia repubblicana del Brasile, che malgrado molti compromessi e contraddizioni è riuscito a realizzare politiche estremamente progressiste come la Bolsa Familia, che ha aiutato milioni di brasilianɜ ad uscire dalla povertà assoluta.
La destra ovviamente questo non poteva sopportarlo, e ha tentato in tutti i modi di rimuovere Lula e la sua successora Dilma Roussef dal potere: scandali montati ad arte, accuse illustrate su Power Point e una spietata guerra mediatica sono state solo alcune parti di un processo conclusosi con l’impeachment della prima presidente donna del Brasile e, infine, con l’arresto di Lula, a cui è stato impedito di presentarsi alle scorse elezioni del 2018.
Quelle elezioni videro la vittoria del candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, che oltre alle sue numerose uscite razziste, omofobe e in difesa della dittatura militare, è stato responsabile per una delle peggiori gestioni della pandemia di Covid-19 e per uno scellerato attacco ai programmi di protezione ambientale, specialmente per quanto riguarda la foresta amazzonica.
Ora però il popolo brasiliano ha l’occasione di ribaltare quel risultato e riportare il Paese verso la strada del progresso.
Queste elezioni sono particolarmente importanti per noi in Italia perché ci comunicano che, anche dopo un periodo buio, si può sempre continuare a sperare e a lottare per un mondo più giusto.
Il nostro periodo buio è appena cominciato, quello del popolo brasiliano, forse, potrebbe finalmente concludersi. I nostri cuori, nell’attesa, battono all’unisono coi loro.