La morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

Società

Riguardo alla morte in custodia di Mahsa Amini – trattenuta dalla “polizia morale” iraniana per imporre rigide regole sull’hijab – e alla violenta risposta delle forze di sicurezza alle proteste in corso, ha affermato l’eurodeputata di sinistra Cornelia Ernst, presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con l’Iran :

“Chiedo fermamente al governo iraniano di garantire un’indagine imparziale ed efficace sulla tragica morte di Mahsa Amini e sulle accuse di tortura e maltrattamenti da parte di un’autorità competente indipendente che assicuri, in particolare, che la sua famiglia abbia accesso alla verità e alla giustizia. Sono allarmato dal denunciato uso non necessario o sproporzionato della forza contro i manifestanti. Esorto i funzionari iraniani a fermare immediatamente le violenze contro i manifestanti, che hanno già provocato almeno 9 morti segnalate dal 16 settembre. Esorto le autorità iraniane a consentire alle persone di esercitare il loro diritto di protestare senza la minaccia di arresti arbitrari, violenze fisiche o morte”.

Cornelia Ernst ha aggiunto: “Sono sconvolta dalla repressione in corso delle donne per essersi opposte al velo obbligatorio e esorto il governo iraniano a rispettare la libertà delle donne iraniane di scegliere il proprio codice di abbigliamento. È giunto il momento di abrogare tutte le leggi e i regolamenti discriminatori che impongono l’hijab obbligatorio”.

Mahsa Amini, una donna iraniana di 22 anni appartenente alla minoranza curda, era con suo fratello a Teheran quando è stata arrestata il 13 settembre per quello che era percepito come un hijab “improprio”. È caduta in coma poco dopo essere crollata nel centro di detenzione di Vozara. Amini, che si chiama anche curdo Jhina, morì tre giorni dopo. Ci sono rapporti che Amini è stata picchiata in testa con un manganello e la sua testa è stata sbattuta contro un veicolo dalla cosiddetta polizia della moralità. Le autorità hanno dichiarato che è morta per cause naturali.

Negli ultimi mesi, la polizia della moralità ha ampliato le pattuglie stradali, sottoponendo le donne che indossano “l’hijab sciolto” a molestie e arresti verbali e fisici. Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del Paese, tra cui Teheran, Isfahan, Karaj, Mashhad, Rasht, Saqqes e Sanandaj, per protestare contro la morte di Amini. Secondo quanto riferito, le forze di sicurezza hanno risposto con proiettili veri, pistole a pallini e gas lacrimogeni. Secondo quanto riferito, almeno 9 persone sono state uccise e diverse ferite e alcune sono state arrestate.

Martedì 4 ottobre ci sarà una dichiarazione a nome della Commissione europea, seguita da un dibattito in plenaria. Giovedì i deputati voteranno una proposta di risoluzione comune. 

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