di Elisabetta Piccolotti – Le amministrazioni della destra stanno demolendo i Centri Antiviolenza in Umbria.
Non solo, evidentemente non importa loro granché nemmeno di rispettare le norme e le linee guida nazionali.
Infatti il “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne” esplicita la necessità di “valorizzare le esperienze e le competenze delle associazioni che gestiscono i Centri antiviolenza e le Case Rifugio e un loro coinvolgimento sostanziale, sistematico e continuativo: peccato che a Perugia l’associazione che gestisce il centro non solo non viene coinvolta nella progettazione, ma viene ostacolata con ritardi biblici nell’erogazione dei fondi e gli spazi per l’accoglienza che vengono ridotti.
Lo stesso vale per il rispetto di quanto previsto dall’Intesa in Conferenza Unificata del 14 settembre 2022 che stabilisce che i Centri Antiviolenza siano gestiti da “associazioni e organizzazioni operanti nel settore del sostegno e dell’aiuto alle donne vittime di violenza, che abbiano maturato esperienze e competenze professionali specifiche”: peccato che a Terni, il Centro Antiviolenza “Libere Tutte” e la pronta emergenza, da circa un anno, vengono gestiti da un’associazione confessionale e non di settore, come prevedrebbe anche la Legge regionale n. 14 del 2016.
Una situazione incredibile, che mi ha spinta a presentare un’interrogazione alla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Roccella affinché intervenga urgentemente per ripristinare la corretta applicazione delle norme e la funzionalità piena dei centri anti-violenza al più presto. Tergiversare sarebbe una scelta colpevole, un danno gravissimo a donne che si trovano in situazione di pericolo e hanno bisogno di aiuto.