Walter Baier è il nuovo presidente del Partito della Sinistra europea

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Il nostro impegno per la pace e per l’ambiente

Intervista al nuovo presidente del Partito della Sinistra europea. Che sulla guerra afferma: «Il nostro messaggio politico è: cessate il fuoco, negoziati di pace e ritiro delle truppe»

Walter Baier è il nuovo presidente del Partito della sinistra europea, eletto durante il settimo congresso che si è concluso a Vienna l’11 dicembre. Pubblichiamo l’intervista che ha rilasciato a Roberto Morea (transform! Italia)

Ciao Walter, prima di tutto le congratulazioni per la tua elezione a presidente del Partito della sinistra europea, un compito non facile in un momento difficile per le sinistre in Europa e l’avanzata delle destre in tutto il continente. Cosa pensi sia necessario fare come Sinistra europea? Qual è la proposta che pensi sia l’impegno dei prossimi anni?
Grazie per gli auguri, viviamo veramente in tempi difficili. Sono ancora impressionato dalle parole che Marc Botenga del Partito dei lavoratori del Belgio, ha espresso nel suo intervento durante il congresso – «il prossimo anno dovrà essere un anno di campagne contro il caro vita, contro la povertà energetica» – e certamente in connessione con la crisi climatica e la necessità di una transizione ecologica, voglio dire principalmente che il compito per un partito che ambisce ad una radicale trasformazione, significa essere parte delle lotte sociali e politiche e vorrei contribuire a fare del Partito della sinistra europea una forza utile alle lotte sociali. Come vediamo, per esempio, in Francia una volta che si solleva una protesta sociale e la sinistra ha la capacità di creare l’unità, allora c’è una concreta ed efficace opposizione alla crescita delle destre e questo penso sia il cuore della strategia del Partito della Sinistra europea.

Certamente abbiamo di fronte anche la crisi della guerra, non è la prima in Europa dalla caduta del muro di Berlino e di conflitti ce ne sono molti nel mondo. Qual è la posizione del partito sulla guerra?
Dopo una discussione abbiamo concordato una posizione che definirei molto chiara. Per prima cosa noi condanniamo l’aggressione della Federazione russa all’Ucraina perché siamo dalla parte delle vittime e vediamo il pericolo di un’escalation che potrebbe portare ad una guerra nucleare e perché è contro le leggi internazionali. Tutti noi vogliamo cambiare il sistema di potere internazionale, ma se questo deve avvenire per una via civile, può essere realizzato solo nel rispetto della legge internazionale, per questo le leggi internazionali devono essere rispettate. Da questa posizione il Partito ha definito tre elementi: cessate il fuoco, negoziati di pace e ritiro delle truppe. È sembrato in un primo momento un compromesso difficile tra diverse posizioni divergenti ma nei fatti è un messaggio politico molto forte, ed è quello che deve essere fatto: cessate il fuoco, negoziato e ritiro delle truppe. Il mio personale contributo al dibattito è quello di convincere tutti a discutere di meno di ciò che la Nato ha fatto nel passato e di più di quello che la Nato ha intenzione di fare nel futuro, cioè che ci opponiamo al riarmo a cui assistiamo con miliardi di euro destinati a distruggere l’ambiente. Ad esempio, uno dei velivoli strategici di nuova generazione capaci di portare bombe nucleari a lungo raggio fin molto dentro al territorio nemico, consuma 5600 litri di kerosene all’ora, che significa quasi 100 litri al minuto. Quindi, se qualcuno vuol proteggere l’ambiente naturalmente dovrebbe essere contro le spese destinate a questi tipi di aeroplani, previsti e posizionati in Germania, in Belgio, in Olanda, in Finlandia, in Svezia e immagino anche in Italia. Una montagna di soldi, due miliardi per aeroplano e allo stesso momento si tratta di mezzi altamente inquinanti: questo è quello che la Nato sta facendo in questo momento. Direi che dobbiamo opporci a questo e non dividerci in una discussione su cosa era stato promesso a Gorbaciov. Sulla storia possiamo avere punti di vista differenti, ma rispetto al futuro dobbiamo avere una posizione comune concreta e questo è quello che può e deve, secondo me, contribuire a fare il Partito della sinistra europea.

L’ultima domanda riguarda le sinistre in Europa. Abbiamo visto nel passato e ancora oggi che ci sono forze politiche che non fanno parte della casa comune del Partito della sinistra europea. Qual è la tua proposta per unire le sinistre?
Io distinguerei tra le forze della sinistra, quelli organizzati in partiti, e in questo caso la cosa principale è creare un dialogo e trovare, per esempio, il modo di evitare un terreno di competizione su piattaforme per le elezioni europee e l’altra area, quella dei movimenti sociali, dei sindacati e dei movimenti ambientalisti. In questa area la cosa più importante è quella di risultare utili, certamente nella forma organizzativa, ma utili anche e soprattutto nel produrre buone argomentazioni. Torno ancora sulla questione ambientale: non trovi bizzarro che nel protocollo di Kyoto del 1997 non si faccia alcun riferimento agli armamenti? Non esistono in nessuna discussione sull’ecologia, ma allo stesso momento se la potenza militare globale fosse uno Stato, questo sarebbe il quarto Stato più inquinante del pianeta: è semplicemente assurdo che non essendo nominato nel protocollo di Kyoto questo tema degli armamenti sia scomparso dal dibattito pubblico. Su questo il partito della Sinistra europea può giocare un ruolo, dicendo: se voi non parlate di armamenti non potete parlare di salvaguardia dell’ambiente; così come, se non si dice niente di rilevante sul sistema capitalistico non puoi parlare di ambientalismo. La mia opinione è che questo sia un messaggio chiaro e comprensibile per le persone.