La vittoria alle primarie del Partito Democratico di Elly Schlein quale nuova segretaria è forse una sorpresa per molti osservatori che davano per certa la vittoria dello sfidante Bonaccini, occorre però capire se rappresenta realmente una novità per la sinistra italiana.
Partiamo dallo stesso Partito Democratico, in cui la base degli iscritti, nella prima fase delle primarie riservate a chi aveva la tessera del partito in tasca, aveva scelto in buona maggioranza il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini quale successore di Enrico Letta nel ruolo di nuovo segretario Dem.
La consultazione aperta a tutti ha nei fatti ribaltato il risultato della base, sancendo un verdetto che sembra non tanto la rivolta del popolo di sinistra contro l’apparato (ricordiamo che la stessa Schlein era sostenuta da dirigenti del calibro di Franceschini, Orlando, Zingaretti e Boccia solo per citarne alcuni) quanto la necessità da parte dell’elettorato di riferimento di comunicare il desiderio di vedere un partito che non lasci, anche a livello narrativo, tutto il campo di sinistra al Movimento 5 Stelle.
Questa ipotetica svolta “a sinistra” del Partito Democratico, vedremo nei prossimi mesi quanto sostanziale, permette intanto il rilancio del progetto centrista di Calenda e Renzi, che cominceranno ora una corte spietata verso la componente più moderata dei Dem. La Schlein sarà comunque costretta ad una mediazione al suo interno, sciogliendo nell’immediato tutta una serie di nodi programmatici su cui si giocherà la tenuta del partito.
Per il Movimento 5 Stelle la nuova segretaria Dem rappresenta chiaramente una minaccia in grado di “arginare” il lento ma costante processo di egemonizzazione grillino del campo della sinistra. Non è una caso che Conte abbia subito incalzato la Schlein su tutta una serie di temi su cui potrebbe andare in rotta con la componente più moderata del suo partito.
Per l’area rosso-verde di Fratoianni e Bonelli il probabile “redwashing” del nuovo corso targato Schlein potrebbe rappresentare un problema, poiché in parte potrebbe ricollocarsi nello spazio politico che faticosamente si stavano provando a ritagliare Sinistra Italiana e Verdi; tuttavia il probabile consolidamento di un “campo largo” di stampo progressista che veda alleati PD, M5S, Rosso-Verdi e forse il partito centrista di Renzi e Calenda permetterebbe alla lista eco-socialista di non rompersi sul tema delle alleanze elettorali come successo recentemente nel Lazio e quindi ipotizzare uno sviluppo del progetto che vada oltre la semplice lista elettorale.
Dovendo ovviamente attendere qualche mese per valutare nel concreto la nuova segreteria Dem sui temi reali e nodali quali la guerra, la lotta alla precarietà, la difesa dello Stato sociale, la tutela dell’ambiente ed il rilancio dei diritti civili, non è però possibile ignorare che nell’immaginario collettivo questo passaggio probabilmente permetterà al PD di rimanere ancorato ad una idea di sinistra presso l’opinione pubblica, mentre resta da capire se riuscirà la nuova segretaria ad avviare anche nuovi processi di partecipazione in grado di rivitalizzare un partito che sembra destinato ad un lento ma inesorabile declino anche nella sua capacità di insediamento sociale.