Sinistra Europea. Ribadiamo la nostra critica della linea di AVS di internità subalterna al centrosinistra a prescindere, come si vede a Napoli con la trasformazione in spa dell’unica azienda dell’acqua effettivamente pubblica in Italia, a Roma con l’inceneritore, a Milano con l’immobiliarismo di Sala. Non possiamo però contrapporre la semplice reiterazione di una posizione di alternatività di principio che non tiene conto dei contesti locali e che spesso ci pone nelle condizioni di non essere nemmeno in grado di presentarci. Dobbiamo maggiormente recuperare quel carattere corsaro che all’autonomia e alterità rispetto al centrosinistra univa anche la capacità di incalzarlo e contendergli l’egemonia almeno su una parte della società e della sinistra.
UN’ESTATE DI MOBILITAZIONE DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA
La possibile vittoria del RN di Marine Le Pen in Francia suscita la preoccupazione di tutte le antifasciste e gli antifascisti in Europa. Non pare però preoccupare settori del capitale che la sostengono e parte dell’establishment neoliberista che apertamente indica nel programma economico-sociale del Nuovo Fronte Popolare il pericolo principale.
Nel ribadire il nostro impegno nella lotta contro le destre ribadiamo che a fomentare il risorgere del fascismo sono le politiche neoliberiste e di guerra dentro il quadro della crisi della globalizzazione capitalista. Solo un antifascismo popolare, in netta rottura con le politiche antipopolari che le hanno favorite, può contrastare efficacemente le destre. Senza una rottura con il neoliberismo non si fermano le destre in Europa come dimostra l’ascesa di Le Pen grazie alle politiche antipopolari di Macron, per tanti anni punto di riferimento della classe dirigente del PD e centrista.
La lotta contro le destre e l’opposizione al governo Meloni richiede il massimo di unità ma senza perdere il nostro punto di vista critico, la nostra autonomia, la nostra linea di alternativa.
Dobbiamo in primo luogo ribadire che un fronte popolare antifascista e per la Costituzione non può accantonare l’articolo 11 e il ripudio della guerra.
E’ la logica della guerra che sta sdoganando l’estrema destra in Europa, come l’Ucraina, il governo Meloni e quello Rutte dimostrano.
Il governo Meloni e la coalizione di destra non solo hanno un’agenda antipopolare, classista, neoliberista, razzista, xenofoba, omofoba, sessista, conservatrice e reazionaria oltre che una matrice fascista che continuamente emerge. Il governo Meloni sta portando avanti un attacco che profila il definitivo stravolgimento della Costituzione, lo smantellamento dello Stato sociale, la fine dell’unitarietà della repubblica, la messa in discussione dell’indipendenza della magistratura.
Un partito come il nostro – che si autodefinisce come “il partito della Costituzione” – non può assolutamente tenere un atteggiamento di sottovalutazione della necessità della costruzione del più largo fronte unitario contro l’autonomia differenziata, il premierato, la separazione delle carriere, le leggi repressive contro lotte sociali e in generale nell’opposizione al governo delle destre.
Ribadiamo la contrarietà alla separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante e della conseguente separazione dei CSM, dunque, condurrà fin dall’ approdo del ddl in Parlamento una campagna massimamente unitaria. Un partito garantista non può tollerare che chi svolge le indagini e sostiene l’accusa sia, nei fatti, diretto dalla polizia giudiziaria dunque dall’esecutivo.
La nostra opposizione al premierato è nettissima perché rappresenta il colpo definitivo e di segno autoritario a quel che rimane della democrazia costituzionale. Sappiamo che sarà davvero difficile vincere il referendum confermativo perché tre decenni di pessime riforme istituzionali e leggi maggioritarie, di elezioni dirette dei sindaci e dei presidenti di regione, di delegittimazione del ruolo del parlamento, di mediatizzazione e americanizzazione della politica hanno preparato il terreno al colpo di grazia alla democrazia costituzionale.
Su questi terreni dobbiamo lavorare al fronte più largo possibile, con la Cgil, l’ANPI, l’ARCI, le associazioni, le reti e i movimenti e anche con i partiti del centrosinistra come con le formazioni della sinistra anticapitalista e i sindacati di base. Senza uno schieramento di questo genere non sarebbe neanche possibile raccogliere le firme in due mesi estivi per il referendum contro l’autonomia differenziata.
La nostra partecipazione al comitato promotore del referendum abrogativo della legge Calderoli rappresenta la naturale continuazione del lavoro che abbiamo condotto per anni promuovendo i comitati contro l’autonomia differenziata e il tavolo no AD con una approccio assai radicale nei contenuti ma aperto al necessario dialogo e alla cooperazione con forze assai diverse da noi. Una pratica non settaria ma rigorosa sui contenuti che ha fatto crescere dal basso e dall’esterno del parlamento la critica delle proposte di regionalismo differenziato e la consapevolezza delle conseguenze. Si tratta di una esperienza esemplare di costruzione di movimento in un contesto in cui il movimento di massa non c’era per determinarne le condizioni.
Nel paese è fortissima a sinistra e nei movimenti una legittima domanda di unità contro la destra al governo che noi dobbiamo saper cogliere senza rinunciare alle nostre discriminanti. La più larga unità è necessaria non solo per raccogliere le centinaia di migliaia di firme indispensabili per presentare il quesito abrogativo ma anche per tentare di vincere il referendum. Non dimentichiamo che la legittimazione e il via libera all’autonomia differenziata lo hanno dato dal 2001 il centrosinistra con la modifica del titolo V della Costituzione a cui solo noi ci opponemmo e poi il PD con il si ai referendum per l’autonomia e le intese di Gentiloni con le regioni del nordest a cui si è associata anche l’Emilia-Romagna. E dentro questa campagna dobbiamo imprimere un segno antiliberista forte e anche la nettezza del no a ogni autonomia differeniata rispetto ai messaggi ambigui degli esponenti del PD come Bonaccini.
Il doppio appuntamento referendario l’anno prossimo con i quesiti contro il jobs act e quello contro l’autonomia differenziata sarà nel segno non solo dell’opposizione alla destra ma anche una palese dimostrazione del fallimento delle politiche del centrosinistra neoliberista dato che i quesiti riguardano provvedimenti legislativi che hanno origine diretta o indiretta dai loro governi.
I referendum possono e debbono essere occasione per una mobilitazione politica di massa sulla via maestra della difesa e dell’attuazione della Costituzione.
Il Partito della Rifondazione Comunista lavora all’apertura di una fase nuova di movimento e lotta, per dare un orientamento di sinistra, antiliberista, anticapitalista e pacifista all’opposizione al governo Meloni.
La manifestazione nazionale di sabato prossimo indetta dalla Cgil a Latina rappresenta un momento fondamentale di lotta. La parola d’ordine dell’abrogazione della Bossi è oggi finalmente condivisa da uno schieramento largo. L’abbiamo sempre considerata essenziale dal punto di vista di una qualificazione di classe della stessa lotta antirazzista. L’omicidio di Satman Singh ha fatto riemergere la realtà della creazione di un’enorme sottoclasse di forza lavoro schiavizzata perché ricattabile attraverso norme prodotte nel clima creato dalle campagne xenofobe e razziste delle destre.
La nostra partecipazione ai Pride ieri, con lo slogan #noprideingenocide sullo striscione e le bandiere palestinesi, è tesa a respingere la strumentalizzazione dei diritti lgbtqi+ per legittimare la nuova versione della “missione civilizzatrice dell’Occidente” che viene usata per giustificare la complicità con il genocidio a Gaza. Lavoriamo per la convergenza delle lotte.
️VERSO IL CONGRESSO
L’apertura del percorso congressuale non è semplicemente una scadenza statutaria ma corrisponde a una necessità di riflessione collettiva per affrontare le difficoltà che il nostro partito vive da più di un quindicennio e il quadro nuovo che si è determinato nell’ultimo triennio sul piano internazionale, in Europa e anche nel nostro paese. E’ necessaria una riflessione strategica e un confronto costruttivo che coinvolga l’insieme del nostro corpo militante. Il percorso verso il congresso nazionale, da svolgersi entro la metà di gennaio 2025, dovrà essere accompagnato da momenti di analisi, approfondimento e autoformazione.
Il rafforzamento organizzativo, l’iniziativa politica e sociale, l’autonomia del partito hanno come condizione una cultura e una pratica unitaria al suo interno e la capacità di funzionare come intellettuale collettivo superando il correntismo che cristallizza le posizioni e impedisce un dibattito aperto sugli enormi problemi che deve affrontare una formazione anticapitalista e antimperialista in questa fase storica.
Questo CPN apre la fase congressuale e nella prossima riunione, da convocarsi entro il 20 luglio, procederà alla costituzione delle commissioni.
Il CPN impegna il partito al massimo impegno nel rilancio della campagna di tesseramento e nelle mobilitazioni che ci attendono a partire dalla manifestazione di Latina di sabato 6 luglio e nella campagna di raccolta delle firme contro l’autonomia differenziata.
(Il documento politico proposto dal segretario nazionale Maurizio Acerbo è stato approvato con 82 voti, 71 al doc. alternativo, 1 astenuto)