Santoro: “Pace Terra e Dignità deve essere un movimento, non un partito”

Sinistra

Grazie per la partecipazione e i tanti incoraggiamenti; ma passiamo subito alle critiche. Prima di tutto ci tengo a chiarire una cosa: non sono un leader. Sono un giornalista. Racconto quello che vedo; e cerco di farlo anche quando la censura me lo impedisce.
La campagna elettorale è stata per me vendere nelle piazze, l’unico luogo al quale siamo stati ammessi, un giornale proibito che non doveva essere stampato e diffuso. L’ho fatto perché odio la guerra, mi rifiuto di scegliere tra gli orrori di Putin e quelli della Nato, tra Hamas e Netanyahu. Pensavo (e penso) che contro il volere della stragrande maggioranza dell’umanità siamo entrati in una spirale infinita di violenza perché grandi interessi finanziari ce lo hanno imposto. Non sono solo i venditori di armi ma gli architetti di un mondo costruito sul debito, sul disprezzo del valore delle persone, sulla disuguaglianza e la violenza. Da un momento all’altro potrebbe succedere una catastrofe e io non voglio rimanere inerte. Nessuno crede nei giovani più di me. Lo dimostrano la mia vita e i tanti talenti che ho scoperto, formato e portato al successo. Sono un idealista caparbio e un motivatore. Ero convinto che anche questa volta ce l’avrei fatta a mettere insieme un gruppo di giovani capaci in grado di lanciare una sfida al futuro. Il ruolo di noi vecchi dovrebbe essere questo: aprire la strada ai più giovani, anche se non tutti quelli che mi circondano hanno la stessa convinzione. Non posso dire di aver raggiunto l’obiettivo ma bisogna insistere, fare la goccia e scavare la roccia. Non attacco nessuno: non ho attaccato la Salis e (figuriamoci!) Mimmo Lucano che ho sempre apprezzato e difeso nei momenti di difficoltà. L’ho esortato a promuovere l’unità, di cui si era fatto promotore, candidandosi. Si è dileguato. Ma nella nomina della Von der Leyen è emerso un vuoto, la mancanza di un punto di vista italiano importante. Quindi smettiamola di ribaltare le responsabilità. AVS continua a sbandierare un successo che è più figlio del sistema informativo che di una loro iniziativa; adesso che hanno la bicicletta, pedalino! L’operazione è riuscita? Dimostrino che l’ammalato non è morto. La domanda è: prima non li votavo, adesso li voterei? La risposta, per quanto mi riguarda, è no. I Cinque Stelle si sono mossi con più coerenza sul terreno della Pace ma anche il loro punto di vista è rimasto in ombra e non sembra frutto della determinazione necessaria. Dunque senza PTD quelli come me tornerebbero a non votare. Chi ha la forza la usi! Costruisca la rete, faccia proposte unitarie, crei occasioni per elaborare idee. E se non dovessimo rispondere ai loro appelli, allora sì, meriteremmo di essere criticati.
Nel frattempo Pace Terra Dignità non deve restare a guardare. Non è nata per inserirsi nel recinto sempre più ristretto della politica esistente ma per aprire un varco agli sfiduciati, ai delusi, a chi ha perso fiducia nel voto e nella democrazia. Perciò deve essere un Movimento, che è tale solo se si trasforma in continuazione, e non un partito che tende ad autoriprodursi. Non siamo in Francia, la maggioranza degli italiani non ha votato; e questo rappresenta una bolla pericolosa per le nostre istituzioni, una bomba che può esplodere in qualsiasi momento. Sono pochi ad aver creduto in noi? Sicuramente: potevano essere molti di più. Ma la maggioranza dei nostri consensi proviene dal non voto e rappresenta perciò un segnale molto importante. Solo una piccola parte di Unione Popolare ha votato PTD. De Magistris ha dato il segnale dandosela a gambe e i più hanno sentito il richiamo della mandria stipata nel recinto e hanno votato Salis. Sono persone oneste, osteggiate dal sistema, messe così violentemente al margine da essersi imprigionate nelle loro idee come in una tela di ragno. Meritano di avere rappresentanza e poteva essere per loro la buona occasione. Pazienza. Anche questo è un attacco? Se Pace Terra Dignità ha un senso è quello di essere unitaria ma di parlare a tutti, sinistra e destra, a tutti, esprimendo con coraggio le sue idee. Parlare dei fatti si chiama “rispetto” e non “attacco”. Da persona libera penso che è di questa libertà che la politica non può fare a meno per rinnovarsi. E già, ci vorrebbe un’informazione libera! Adesso continuate a dire la vostra. Io dirò la mia senza peli sulla lingua.
A martedì,
Michele Santoro