Dopo lo 0,54% ottenuto alle ultime elezioni comunali di Perugia, Leonardo Caponi (PCI) pubblica sulla sua pagina facebook una interessante e coraggiosa riflessione dal titolo CHE FARE che riportiamo di seguito. Buona lettura.
CHE FARE
di Leonardo Caponi – Non intendo minimamente rifarmi al famoso “Che fare” leninano per le miserie del nostro presente politico. Con quella che è una delle sue opere fondamentali Wladmir Ilic spiegava come fare la Rivoluzione bolscevica mentre noi, molto ma molto più modestamente, siamo alle prese con l’interrogativo se presentarci o meno e come, alle prossime elezioni regionali in Umbria (17, 18 novembre?). Mi prendo la responsabilità di rendere pubblici alcuni dei termini del nostro dibattito non solo perché sono i segreti di Pulcinella, ma perché è giusta una discussione larga e trasparente e non solo degli stati maggiori.
Ci sono oggi le condizioni per la presentazione di una lista comunista e di sinistra alternativa tanto alla destra quanto al campo largo? Personalmente, i compagni/e lo sanno, li vedo molto ristretti. Temo una ripetizione di Perugia su scala più larga. Il Pd ha convinto gli elettori (sempre meno) che votano o credono di votare a sinistra che, la dico così, la Meloni sta facendo un colpo di stato in Italia e che in Umbria c’è una giunta “fascista” che va cacciata. L’argine e l’alternativa a tutto questo è il Pd. Punto. Tu puoi dire che non è vero, che è una esagerazione propagandistica, che a riaprire lo spazio ai fascisti è stato lo stesso Pd con le politiche che ha fatto, che il fascismo oggi è la guerra e si combatte con programmi e politiche diverse e non sostanzialmente simili da quelle della destra e non guerrafondaie. Puoi dire tante altre cose, che le elezioni si giocano con una partita truccata con leggi elettorali truffaldine che violentano l’elettore col voto utile, che la crisi dell’Umbria era cominciata già da prima che arrivasse la Tesei, che i tagli alla sanità pubblica li hanno fatti loro come e più che la destra, che la cementificazione dell’Umbria e la terziarizzazione dell’economia era preesistente all’ultimo quinquennio. Tutte cose giuste e vere che, però, corrono il rischio di non essere ascoltate intanto perché sono oscurate da un apparato informativo e propagandistico a senso unico e con risorse illimitate, poi perché, oltre che a contare su una genuina ancorché malintesa preoccupazione antifascista degli elettori, corrispondono ad una volontà, anche “di base”, di rimettere le mani sul potere locale contandone di avere in qualche modo i benefici. Tra l’altro la maggioranza di quella che fu la ex sinistra di alternativa ha tradito i suoi trascorsi e si è trasferita, armi a bagagli, alla corte del Pd.
Mancare l’appuntamento elettorale sostengono, giustamente altri compagni, significa non soltanto privare l’elettore di una possibilità di scelta diversa e anticonformista, rinunciare al tentativo pur arduo di farla entrare in Consiglio regionale, ma perdere anche l’occasione di farsi conoscere e presentarsi al largo pubblico. Non tutta l’Umbria è Perugia dove anche una serie di fortunate congiunzioni astrali ha permesso il prevalere del campo largo. Al proposito vorrei smentire la tesi che viene sostenuta da più parti secondo la quale il risultato di Perugia proverebbe che “si può vincere anche con candidati/e di sinistra e non solo del centro moderato”. A Perugia non ha vinto la sinistra, ha vinto il reality show che ha soppiantato la politica.
Sulla nostra decisione è destinata ad avere un peso anche il nome del candidato/a del campo largo. Sono convinto che se fosse Anna Ascani le nostre chances aumenterebbero. C’è inoltre la questione da parte nostra di allineare un candidato/a all’altezza.
Comunque ci vedremo prima di Ferragosto con altre formazioni della sinistra alternativa e cominceremo una discussione. Vi terrò informati. Anzi, vorrei che partecipaste.