Umbria, oltre centrodestra e centrosinistra: dopo Bandecchi, Pasquinelli, Miroballo, Rizzo e Fiore ci potrebbe essere anche un candidato presidente del PCI

Opinioni

Ad oggi sono sette le candidature per la presidenza della giunta regionale dell’Umbria. Oltre alla presidente uscente, Donatella Tesei, sostenuta dal centrodestra, e a Stefania Proietti, sindaco di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, sostenuta dal centrosinistra, ci saranno Roberto Fiore per Forza Nuova, Moreno Pasquinelli per il Fronte del Dissenso, Marco Rizzo per Umbria sovrana nel cuore, Stefano Bandecchi per Alternativa popolare e Francesco Miroballo per Umbria Autonoma. Non è da escludere la candidatura di un esponente del PCI, stando almeno a quanto scrive Leonardo Caponi sulla sua pagina facebook, articolo che riportiamo di seguito per intero.

LA MACEDONIA
La cosa che colpisce nella lettura dei discorsi di incoronazione della candidata Proietti da parte delle forze che la sostengono è la mancanza pressoché totale di contenuti e programmi, se non generici e generali riferimenti al “cambiamento” e al solito rosario di titoli, la sanità, l’ambiente ecc., sui quali tutti, compresa la destra, sarebbero d’accordo. Del resto, stando a quello di non smentito che hanno scritto le cronache, la Proietti non si è impuntata su qualche capitolo del programma e nemmeno sulla composizione delle forze che la sostengono, ma ha avuto solo il dubbio amletico se lasciare o meno il ruolo di Sindaco di Assisi in vista delle Feste religiose. Che cosa è dunque che tiene insieme quella che dovrebbe essere la sedicente sinistra di Si con il giacobinismo liberista dei renziani, dei seguaci di Calenda e gli ex socialisti forzitalioti di Monni? Che cosa è che spinge il Pd a ricongiungersi con forze e persone alle quali, fino a poco tempo fa, a Roma e a Perugia, aveva lanciato accuse di fuoco e tacciato di tradimento e poltronismo?
Non si tratta di nobili ideali. Quella che sostiene la Proietti non è una coalizione politica e programmatica: è un cartello elettorale. Come fu quello di Perugia con l’aggiunta, se possibile, di una ancora più chiara connotazione di destra: il collante che li unisce è il comune desiderio di rimettere le mani sulla gestione del potere e delle risorse regionali per la serie non è concepibile una politica svincolata, appunto, dalla gestione del potere. Poi, con ogni probabilità, come hanno fatto a Perugia, nobiliteranno questa operazione con lo spauracchio del fascismo alle porte e con l’esigenza di riconquistare “l’Umbria dalla destra”, il che detto da un coacervo elettorale che annovera nelle sue file gente e forze che, in tempi recenti, hanno lungamente ammiccato con Forza Italia e la stessa Meloni, assumerebbe, in condizioni normali, un sapore beffardo, quasi comico.
Spero ancora che Rifondazione Comunista non si presti, come ha fatto a Perugia, a questo gioco. In ogni caso, risolvendo i dubbi e le remore che avevo espresso, io penso che noi comunisti e della sinistra dobbiamo unirci e presentare una lista alternativa sia alla destra che al cartello progressista. Stavolta a chi ci dirà che aiutiamo i fascisti, lo dobbiamo prendere a calci nel culo.