Stati Uniti. Il presidente uscente lancia la volata e si prende gli applausi. L’entusiasmo di socialisti ed establishment chiude il cerchio. E chi protesta viene oscurato
Marina Catucci, CHICAGO
«America, America, ti ho dato il meglio di me». Con questa frase Joe Biden è uscito di scena, una citazione da American Anthem di Norah Jones, la stessa canzone che aveva citato anche il giorno del suo insediamento alla Casa bianca, il 20 gennaio 2021, in una Washington paralizzata dalla pandemia pre-vaccino e militarizzata, dopo il tentato golpe di Trump, avvenuto due settimane prima.
Il discorso è durato probabilmente troppo, 50 minuti, e troppo concentrato su di sé invece che su Kamala Harris: è sembrato il discorso che Biden avrebbe voluto pronunciare giovedì, a chiusura della convention, lanciandosi in una corsa per il secondo mandato. Ma al presidente che esce di scena si può perdonare.
PER 50 MINUTI Biden ha rivendicato i suoi successi e parlato della sua visione dell’America, ha messo in guardia da una nuova e pericolosissima presidenza Trump, sempre interrotto da applausi e da grida «ti amiamo Joe».
Quando alla fine dell’intervento ha presentato Harris ha detto che sceglierla come vicepresidente è stata«la decisione migliore che abbia fatto da presidente».
Un debole tentativo di protesta da parte da un paio di persone nel pubblico che hanno iniziato ad accusare Biden per il suo supporto a Israele è stato subito sovrastato dai cori a favore del presidente mentre le luci su quella parte dell’arena si spegnevano. Niente doveva disturbare l’uscita di scena del vecchio presidente che ha commentato: «A 30 anni ero troppo giovane per fare il senatore, adesso troppo vecchio per fare il presidente. Ma ho più ottimismo oggi nel mio cuore per il futuro di quanto ne avevo a 29 anni».
Chiunque sia salito sul palco ieri, ha cominciato il proprio discorso ringraziando Biden, inclusa Harris che ha fatto un’apparizione a sorpresa. E incluse due politiche che più diverse di così non potrebbero essere ma che hanno fatto i discorsi più incisivi della giornata: Alexandria Ocasio-Cortez e Hillary Clinton. La prima accolta da un coro di «Aoc, Aoc», l’acronimo del suo nome, la seconda da due minuti di applausi che le hanno impedito più volte di cominciare a parlare.
La socialista Ocasio-Cortez ha fatto un discorso che qualche hanno fa sarebbe sembrato impensabile, ringraziando Biden e parlando di un futuro ottimista: Trump – ha detto – non vincerà, non vincerà qualcuno pronto a vendere gli Stati Uniti «per un dollaro». Aoc ha, in sostanza, fatto quadrato attorno ad Harris seppure stimolandola a rendere effettivo «un cessate il fuoco a Gaza».
Il timore degli effetti di una seconda presidenza Trump è il più forte collante del partito. L’appoggio entusiasta di Ocasio-Cortez per Harris è stato un momento notevole, data la preoccupazione espressa in precedenza dalla deputata per la sostituzione di Biden: pochi giorni prima che il presidente abbandonasse la corsa, su Instagram Ocasio-Cortez aveva affermato che la sostituzione di un candidato in questa fase avanzata del ciclo elettorale avrebbe messo i democratici in un «enorme pericolo».
MA QUEL DUBBIO si è dissolto e sul palco della convention non si è visto. Aoc ha dato il suo pieno sostegno a Harris: «Con Kamala Harris, abbiamo la possibilità di eleggere una presidente per la classe media, perché lei appartiene alla classe media. Capisce l’urgenza della spesa e delle prescrizioni. È tanto impegnata a difendere i nostri diritti riproduttivi e civili quanto lo è ad affrontare l’avidità delle multinazionali».
La voce, ben più dell’establishment, di Hillary Clinton non è stata da meno. Non si è limitata a definire Trump un criminale egoista, che «si è addormentato durante il suo processo. E quando si è svegliato, ha scritto la sua storia: è stato il primo a candidarsi alla presidenza con 34 condanne per crimini».
L’ex segretaria di stato ha parlato di un futuro che è finalmente arrivato, che «è qui, dall’altra parte di questo soffitto di cristallo c’è Kamala Harris che presta giuramento come quarantasettesima presidente degli Stati Uniti. Quando una barriera cade per una di noi, cade per tutte noi. Voglio che i miei nipoti e i loro nipoti sappiano che oggi ero qui. Che noi eravamo qui».