È finita la conferenza sul clima a #Baku e dobbiamo fare i conti con un ennesimo stop alla transizione verde e con l’assenza totale di iniziativa da parte dell’Italia e del suo ministro, Pichetto Fratin. Alla conferenza sul clima dell’ONU, l’Italia ha inviato un negazionista, il direttore del Dipartimento Affari Europei del Ministero dell’Ambiente, Guerri, il quale a Baku ha dichiarato che i veri nemici della transizione verde sono gli ambientalisti. Guerri, tra l’altro, è il fratello del capo della segreteria di Daniela Santanchè.
I danni economici causati dal riscaldamento globale hanno già superato, di sei volte, i costi della transizione verde.
Trentottomila miliardi di dollari all’anno: questo sarà il prezzo da pagare nel 2050 per non aver agito oggi contro la crisi climatica. Sono i dati di una recente analisi, una stima più precisa rispetto alle precedenti, condotta dal Potsdam Institute for Climate Impacts Research (PIK) e pubblicata su Nature. Trentottomila miliardi di dollari, contro i circa tremila miliardi calcolati in passato. Questo dato ha un enorme valore politico e sociale, poiché conferma la necessità di riformare il sistema finanziario globale.
A Baku, però, questi dati non sono stati presi in considerazione e non si è arrivati a definire una chiara strategia di ‘finanza per il clima’ (limitandosi a discutere della sua destinazione). La COP fallisce, quindi, nel fornire al mondo un nuovo obiettivo all’altezza delle aspettative immediate dei Paesi più fragili.
Secondo l’accordo di Baku, ai Paesi poveri arriveranno 300 miliardi di dollari all’anno, sotto forma di contributi ma anche di prestiti, che finiranno per aggravare il debito e impedirne la crescita. Le economie emergenti devono decidere se investire per ripagare i creditori esteri o per svilupparsi in maniera sostenibile.
Nel frattempo, i trasferimenti finanziari verso i Paesi in via di sviluppo hanno raggiunto il livello più basso dalla crisi del 2008. Da anni, i Paesi poveri denunciano il fatto che i fondi promessi in ogni conferenza sul clima non sono mai arrivati. La crisi climatica compromette il futuro delle nazioni più vulnerabili, aggravata dal debito che, come in Africa, impedisce investimenti in sanità e nella lotta alla povertà.
A Baku, i Paesi ricchi del mondo hanno fatto l’ennesima promessa vuota: fornire 300 miliardi di dollari all’anno ai Paesi poveri per contrastare la crisi climatica e la fame. Tuttavia, gli stessi Paesi spendono 2.500 miliardi di dollari all’anno per acquistare armi.
Angelo Bonelli