Landini: «Questione salariale al centro dello sciopero generale del 29»

Lavoro

Presentati i dati della Fondazione Di Vittorio: «In tre anni 5.322,9 euro medi in meno, sarebbero stati 8 mila senza il taglio del cuneo»

La «questione salariale» per lanciare lo sciopero generale di venerdì 29 novembre. A una settimana dalla protesta di Cgil e Uil, Maurizio Landini decide di far partire la sua controffensiva mediatica contro il governo. Ai tanti che parlano già di «stanco rito dello sciopero generale» il segretario della Cgil risponde andando all’attacco.

I dati snocciolati dal neo presidente della Fondazione Di Vittorio Francesco Sinopoli sono molto impattanti: «l’Italia è maglia nera quanto a aumenti salariali» nei paesi Ocse – «dal 1990 al 2020 in Italia il potere d’acquisto è calato del 2,9% contro un aumento medio del 18,4% e del 22,6% in area Euro» – e in Europa – «nel 2023 rispetto al 1991 il salario medio è calato di 1.089 euro mentre in Germania è salito di 10.584 euro, in Francia di 9.681 euro», «mentre la Spagna ci sta sorpassando».

Alla solita litania «ma i sindacati dov’erano?», Sinopoli risponde con gli effetti della riduzione del cuneo contributivo – chiesto da Cgil, Cisl e Uil e accordato dal 2022 da Draghi – che ha ridotto la perdita sulle retribuzioni nel periodo 2021-24 di 2.755,7 euro, da 8.087,6 a 5.322,9 euro. Con le previsioni del governo che confermano che il taglio si trascinerà nei prossimi anni: nel periodo 2021-29 la perdita di salario sarà di sarà di 25.579 euro, solo parzialmente coperta dai 10.026,2 euro del taglio del cuneo, per una perdita netta di 15.552,8.

Se la tanto sbandierata «Contrattazione di secondo livello non affronta il tema dell’inflazione», «l’aumento dell’occupazione ha paradossalmente abbassato i salari: ci sono più posti precari e part time e in settori a basso valore aggiunto», conclude Sinopoli.

Da qui Landini parte per ribadire che «la questione salariale è il centro dello sciopero del 29» – il segretario generale Cgil quel giorno sarà a Bologna, in una delle tante manifestazioni territoriali, Bombardieri a Napoli.

«Nel passaggio di fase che stiamo vivendo l’aumento dei salari non è solo una questione sociale, serve un nuovo modello produttivo che rimetta al centro le persone», spiega Landini.

Arriva poi l’attacco al governo, peggior contro parte contrattuale. «Se in molti settori gli aumenti contrattuali sono andati oltre la fiammata inflattiva, come nel commercio, credito e legno, nel settore pubblico il rinnovo delle Funzioni centrali è stato imposto del 6% con un’inflazione del triennio che è stata del 17%, sancendo una perdita strutturale non recuperabile».

I «contratti in solitaria» firmati dalla Cisl senza Cgil e Uil – oltre alle Funzioni centrali presto potrebbe esserci la Sanità, e la procedura di raffreddamento in Poste Italiane – per Landini sono «più volontà della controparte di dividere i lavoratori, come furono i contratti separati» alla Fiat di Marchionne. Landini comunque rilancia il «referendum» fra i 190 mila lavoratori ministeriali: «Se vince il Sì firmiamo anche noi, se vince il No si riapre la trattativa», sottolineando che i rapporti con le altre organizzazioni – Usb in testa – «nascono sul merito», nessuna nuova asse.

La Cgil spinge per il salario minimo – «il governo non ha recepito la Direttiva europea appaltandola furbescamente al Cnel per evitare il confronto con le parti sociali previsto» – e contesta la «riforma fiscale fatta a danno del lavoro dipendente».

Sullo sciopero generale del 29 però si rinfocala la polemica con PrecettoLaQualunque Matteo Salvini che al question time ieri ha minacciato «nei 25 mesi di vita del governo sono stati proclamati 518 scioperi, 15 al mese. Qualcuno invita alla rivolta sociale – dice Salvini facendo riferimento a Landini -. Se gli scioperi vengono svolti rispettando le norme, nulla quaestio, altrimenti già dalle prossime ore interverrò personalmente per limitarne la fascia oraria, eventualmente anche con la precettazione».

«Abbiamo pienamente rispettato le regole – risponde Landini – . Non so cosa intende Salvini per “selvaggio”, forse il termine era autobiografico». Infine il segretario Cgil respinge al mittente le critiche per la mancata firma del protocollo per il Giubileo per evitare scioperi nelle giornate “calde”: «Padre perdona loro che non sanno quello che dicono», ironizza Landini, che ricorda: «Non abbiamo bisogno di un atto coercitivo per farci dire se possiamo fare scioperare o no. L’autoregolamentazione dello sciopero l’abbiamo sempre fatta, anche prima che ci fosse un legge. Non abbiamo intenzione di fare sciopero in quelle giornate».

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it