La Meloni come la Tesei: va tutto bene

Opinioni

Siamo alla pura illusione: la Presidente Meloni celebra l’aumento dell’occupazione, ma il PIL cala e la produzione industriale crolla.
La CGIA di Mestre, nei giorni passati, ha comunicato l’aumento dell’occupazione avvenuto negli ultimi due anni: 847.000 nuovi occupati; l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, 937.000; con un relativo calo dei lavoratori precari con contratto a termine, 266.000.
Dati enfatizzati dalla Presidente Meloni, con dichiarazioni che esaltano la sua “cultura nazionalistica e imprenditoriale post fascista” (Roberto Ciccarelli).
Sarebbe stato interessante se la Presidente avesse commentato anche la seconda parte dello studio della CGIA, dove segnala l’anomalia di una crescita dell’occupazione che non corrisponde alla crescita economica. Il PIL, negli ultimi due anni, è stato pressoché fermo e, quindi, le retribuzioni sono al di sotto della media europea. Sono milioni i lavoratori senza rinnovo del contratto, ma nella legge di bilancio non sono previste le risorse adeguate a fronteggiare la maxi-inflazione di questi due anni. Quindi, i salari sono destinati a restare bassi. L’aumento dell’occupazione non è altro che aumento del “lavoro povero”.
La crescita economica del 2024 è stata dimezzata dall’ISTAT dall’1% a un misero 0,5%. Con questo Governo, la povertà ha eguagliato il record di 5,7 milioni di persone, anche grazie all’abrogazione del reddito di cittadinanza.
Inoltre, siamo arrivati al ventunesimo mese consecutivo di crollo della produzione industriale, una situazione di cui è responsabile politicamente il Governo Meloni, in carica da venticinque mesi. La contrazione è determinata, secondo l’ISTAT, dal crollo di due settori: la produzione delle auto e quella del tessile.
Eppure la crescita c’è, anche se stentata. In generale, sappiamo che crescono i servizi poveri: turismo, ristorazione e affini. Lo sanno benissimo i Comuni, come quello di Perugia, che aumentano le tasse di soggiorno al fine di compensare i tagli del Governo, 8 miliardi fino al 2037.
Una crescita trainata dai settori a basso valore aggiunto, senza innovazione e ricerca, con bassi salari e alta precarietà. Questo è il mitico motore dell’occupazione del Governo Meloni.
Con questi dati, Meloni, tutta la Destra e tutto l’establishment raccontano un Paese immaginario, molto lontano dal Paese reale.
Sempre l’ISTAT: “Nel corso del 2025 si prevede un rallentamento del tasso di crescita dell’occupazione”. Esattamente quello che tutti temono e che in tanti prevedono.
Questa ostentazione ottimistica della situazione economica e occupazionale della Presidente Meloni sembra simile al “va tutto bene” di Donatella Tesei. Poi, sappiamo com’è finita.

Stefano Vinti – Associazione UmbriaLeft