La manifestazione del 15 marzo, lanciata da Michele Serra, da Repubblica (e da altri soggetti portatori di interesse) si presenta come un appello alla costruzione di un’Europa che conti. Ma dietro gli slogan cโรจ invece la legittimazione di un’Unione Europea che ha ormai imboccato la strada del riarmo e del conflitto.
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LโUE ha scelto la via della guerra: il piano di riarmo da 800 miliardi annunciato da Ursula von der Leyen segna una svolta pericolosa.
L’Europa si sta attrezzando per un conflitto, giustificato con la presunta minaccia russa dopo la sospensione degli aiuti statunitensi all’Ucraina. Ma non si tratta di difesa: si tratta di una scelta politica deliberata, che antepone gli interessi dellโindustria bellica alle vere esigenze dei cittadini europei.
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La Commissione Europea รจ disposta a rimuovere i vincoli del Patto di stabilitร solo per la spesa militare: se gli Stati membri aumenteranno del 1,5% del loro PIL le spese per la difesa, questa voce non rientrerร nei vincoli di bilancio. Tuttavia, non รจ possibile aggirare le stesse regole per rafforzare la sanitร pubblica, per contrastare la crescente povertร , per migliorare lโistruzione o per affrontare la crisi ambientale. Questa รจ la realtร della politica europea attuale: la prioritร รจ la guerra, non il benessere dei popoli.
Noi siamo da sempre per unโaltra Europa. Lโappello del 15 marzo parla poco di pace e molto di potenza europea. Ma noi non vogliamo unโEuropa militarista, un nuovo polo imperialista pronto a schierarsi in guerra con altre potenze. LโUnione Europea, giร complice nel genocidio in corso a Gaza, sta tradendo ogni principio di giustizia e solidarietร . Non possiamo accettare di manifestare per unโEuropa che alimenta conflitti e investe nelle armi, invece di promuovere il dialogo e la diplomazia.
๐๐ผ๐บ๐ฒ ๐ฑ๐ถ๐ฐ๐ฒ๐๐ฎ ๐๐ป๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ผ ๐๐ฒ๐ฟ๐น๐ถ๐ป๐ด๐๐ฒ๐ฟ: “๐ฆ๐ฒ ๐๐๐ผ๐ถ ๐น๐ฎ ๐ฝ๐ฎ๐ฐ๐ฒ, ๐ฝ๐ฟ๐ฒ๐ฝ๐ฎ๐ฟ๐ฎ ๐น๐ฎ ๐ฝ๐ฎ๐ฐ๐ฒ”.
E allora a cosa serve scendere in piazza il 15 marzo per chiedere piรน Europa, se questa Europa รจ giร schierata per il riarmo? Serve solo a legittimare una classe dirigente guerrafondaia. Noi rispondiamo con un rifiuto netto: quella non รจ la nostra piazza.
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Non possiamo permettere che il 15 marzo sia solo una giornata di europeismo con lโelmetto. Invitiamo tutti coloro che rifiutano la guerra e il riarmo a costruire una vera piazza pacifista. Scendiamo in strada per dire NO al piano di riarmo europeo, NO all’invio di truppe in Ucraina, NO alla militarizzazione dellโUE. Vogliamo unโEuropa che investa nel benessere collettivo, non nell’industria bellica, un’Europa che svolga un ruolo di ponte,di garante per un nuovo equilibrio globale,fondato sulla pace e la solidarietร fra i popoli del mondo.
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