Presentata la campagna “Pretendi un’Altra Perugia”

Politica

Come Circolo Arci Il Porco Rosso, Udu Perugia e Altrascuola Perugia, associazioni giovanili di Perugia e di rappresentanza studentesca, abbiamo deciso di iniziare un percorso verso un importante appuntamento per la nostra città. L’8 e 9 giugno, infatti, con le elezioni amministrative Perugia ha l’occasione di pensare il suo futuro, affrontare i problemi che sempre di più la attanagliano e di cercare nuove soluzioni condivise. L’obiettivo della nostra iniziativa sarà quello, nei prossimi mesi, di portare al centro del dibattito pubblico le istanze studentesche e giovanili, troppo spesso ignorate dalle amministrazioni, che più volte negli ultimi anni hanno scelto di lasciare indietro i bisogni e le necessità di una parte della popolazione.

Crediamo sia il momento di cambiare rotta: i giovani di Perugia con i loro bisogni ma anche con le loro idee e proposte rappresentano un punto di forza che chi governa dovrebbe sfruttare e non vedere come un peso. Con queste proposte intendiamo essere ascoltati e prendere posto nei processi decisionali, di fronte ad una politica che ci vuole sempre più silenziosi e lontani dai luoghi decisionali. Viviamo una costante erosione degli spazi di partecipazione giovanile: come nel caso del recentissimo tentativo di soppressione della consulta studentesca, l’unico organo di dialogo tra le istituzioni comunali e la rappresentanza studentesca. Uno spazio necessario a garantire rappresentanza anche a tutti gli studenti fuorisede che costituiscono una parte fondamentale della comunità giovanile di questa città e che difficilmente possono entrare in contatto con l’amministrazione comunale. Grazie alla nostra battaglia, la consulta è stata tutelata e formalmente esiste ancora, ma ad oggi continua a non essere convocata, secondo la tradizione di una destra che guarda ai giovani come ad un gruppo estraneo alla partecipazione cittadina.

Perugia, ma l’Umbria in generale, è una terra le cui università attraggono ogni anno sempre più studenti, ma che è completamente incapace di intercettarli, offrendogli le opportunità necessarie a legarli al territorio anche nel loro futuro. Siamo una generazione precaria perché le istituzioni locali non ci hanno mai offerto stabilità e sicurezza per un futuro che vorremmo avere qui, ma che troppo spesso siamo costretti a portare altrove: una perdita enorme per la nostra città, che investe soldi sulla formazione, ma che vede poi sparire le menti che ha formato, costrette a lavorare altrove per garantirsi una vita dignitosa. Quando pensiamo a una vita dignitosa, ci riferiamo quindi alla possibilità di vivere, stare bene e avere opportunità in un territorio che si sente come proprio, e questo passa inevitabilmente dalla possibilità di vedere tutelata la propria salute. Invece, quotidianamente la sanità pubblica viene sabotata a favore del privato, in un disegno politico coerente con ciò che avviene a livello regionale e nazionale. In particolar modo due importanti servizi di medicina territoriale, i più necessari alla nostra generazione, sono abbandonati a se stessi: il servizio consultoriale, che vede il suo organico sempre più ridotto e sempre più soggetto a retoriche strumentali e pericolose, e i servizi per la salute mentale, questione che, dalla pandemia, è sempre più avvertita dai giovani e che necessita di risposte strutturali da parte dell’amministrazione.

Queste risposte ad oggi non ci sono: per stare bene ci serve una salute territoriale, pubblica e accessibile, che sappia riconoscere i bisogni della cittadinanza, troppo a lungo lasciata sola da chi ha governato questa città. Viviamo in un Comune di medie dimensioni, articolato in numerosi centri, drammaticamente scollegati, a causa delle preferenze della politica per il trasporto privato. Si parla di grandi progetti, ma si ignorano i bisogni reali della cittadinanza: le strade sono congestionate, i mezzi pubblici poco efficienti, poco capillari e troppo costosi. In una città che è apparsa sulle cronache nazionali per la crisi abitativa, si è scelto non solo di non regolamentare un mercato degli affitti sempre più selvaggio, ma anche di non provvedere a collegare le periferie della città al centro storico.

Questa soluzione avrebbe contribuito a decongestionare il centro e a far sentire anche i cittadini non residenti nell’acropoli come parte della città ampia di Perugia. Per una normale famiglia perugina muoversi con il trasporto pubblico in città è diventato impossibile per limiti economici e pratici: mancano i collegamenti e un abbonamento scolastico può costare più di 300 euro. Per un giovane perugino trovare una casa in cui abitare è diventato un problema a causa del caro affitti, di contratti che presentano clausole vessatorie, di spazi offerti che sono pochi e spesso fatiscenti, per mancanza di residenzialità pubblica e popolare.

Inoltre, dopo le otto di sera, la città fuori le mura sembra morire: non sono garantiti i collegamenti a chiunque voglia vivere Perugia anche la sera, ma anche a tutte quelle persone che hanno necessità di spostarsi per motivi di lavoro o di altra natura. E così, i giovani che risiedono nelle periferie della città si trovano confinati in contesti che offrono poco o niente. I motivi politici dietro queste scelte ci sono chiari, e non potremmo essere più contrari: una città non può essere lasciata morire in nome del decoro urbano. Il centro di Perugia è sempre più vuoto culturalmente e socialmente, studiato in laboratorio per essere a misura di turista e non di cittadino; le periferie sono sempre più abbandonate a loro stesse, ignorando un tessuto sociale che si sgretola sempre di più. Non ci sono servizi, né spazi garantiti e sicuri per la socialità giovanile.

Riteniamo che un giovane abbia diritto a non essere considerato solo uno studente o un lavoratore, ma anche una persona in formazione con dei bisogni sociali. In questo senso, parlare solo di movida e appellarsi in maniera strumentale al tema della sicurezza, svuotando le strade della nostra città, è per noi un controsenso: le strade sicure le fanno le persone che le abitano e le vivono, e questa vita ha bisogno dei suoi spazi che per troppo tempo sono stati limitati. Il Circolo in cui ci troviamo, in questo senso, rappresenta un presidio centrale per la socialità e la cultura della nostra generazione, ma siamo sicuri che tanti locali e attività come la nostra siano stanchi di continui limiti al loro lavoro, che offre ricchezza alla città ma che troppo spesso deve affrontare ostacoli economici e culturali.

Per tutti questi motivi chiediamo un cambio di passo, e lo facciamo sfidando la politica proprio nel periodo elettorale. Abbiamo scelto di provare a guardare oltre e a immaginarci una Perugia diversa, e pretendiamo che chiunque ambisca ad amministrare la nostra città sia pronto a costruire un’alternativa con noi: lanceremo da qui a giugno una campagna per proporre insieme un’Altra Perugia, che speriamo si possa concludere con un manifesto generazionale che guidi l’azione della prossima amministrazione cittadina, con l’auspicio che sia più sensibile ai temi delle nostre generazioni. Un’altra Perugia è possibile e la pretendiamo, non possiamo aspettare altri 10 anni. Una Perugia aperta, inclusiva, sicura, che ci offra opportunità e spazi per essere ascoltati. Oggi facciamo il primo passo su questa strada che porterà nuova vita alla città: ‘’Pretendi un’altra Perugia’’ è un progetto che ci terrà impegnati nei prossimi mesi e che vogliamo costruire insieme. Seguiteci in questo percorso, il tempo di cambiare è adesso!