LeU e M5S non dicano si al banchiere
Non capisco lo stupore per il si di Salvini a Draghi. La Lega ha proposto nel marzo scorso il governo di unità nazionale a guida Draghi. Dal 1994 quelli del Pd chiedono i voti per non far vincere Berlusconi e la Lega, ma per la terza volta si accingono a farci un governo insieme.La ragione è evidente: in Europa e in Italia il neoliberismo è bipartisan, centrosinistra e centrodestra hanno sempre condiviso le scelte strategiche. D’altronde la governance europea e il neoliberismo vedono PD e Forza Italia uniti da sempre. Non ci stupisce il PD ma ci hanno lasciati interdetti le dichiarazioni di LeU che pone paletti solo a Lega e Salvini e non un esplicito no a Draghi e Berlusconi. Anche qui in realtà non siamo di fronte a una novità perché Bersani e D’Alema sostennero il governo Monti e sono stati alfieri del blairismo all’italiana negli anni ’90.Fu uno dei motivi per cui dicemmo no al progetto LeU. Ci sembrava una barzelletta l’ idea – veicolata anche da il manifesto – che si potesse fare una sinistra radicale come c’è in tutti i paesi europei guidata dai dirigenti storici della sinistra moderata (faccio il moderato perché Ingrao certo non un estremista scrisse che i DS erano un partito di centro liberista). Siamo d’accordo col nostro vecchio amico Yanis Varoufakis: chi ha a cuore la democrazia non dovrebbe votare per un tecnocrate come Mario Draghi.Invitiamo LeU (o perlomeno Sinistra Italiana) e M5S a non votare per Draghi. Non lascino alla Meloni il monopolio dell’opposizione in parlamento.
Maurizio Acerbo
Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra Europea