“Effetto Draghi”, sul servilismo della stampa borghese

Politica

Oscar Monaco – Quando andò in porto il colpo di mano di Confindustria, grazie al suo sicario Matteo Renzi, e fu rimosso Giuseppe Conte, i grandi giornali italiani, nessuno escluso, si lanciarono in una campagna agiografica da far impallidire la Corea del Nord di Kim Jong Un, una melassa sdolcinata di lodi, martellante e incessante, che attribuiva all’ex Presidente della BCE doti divine; il tutto fondato sul nulla, dal momento che numeri alla mano le aste dei titoli di stato venivano battute a tassi di interesse maggiori rispetto alle precedenti, mentre il Pnrr vedeva tagliare fondi alla ricerca, alla transizione ecologica e alla scuola.
Tutto questo frastuono pecoreccio per dar sfogo alla gioia orgasmica della classe sociale più parassitaria e assistita della storia umana, gli industriali del nord Italia, degnamente rappresentati dall’ineffabile Bonomi, gente che negli ultimi vent’anni si è spartita, secondo l’economista Marta Fana, venti miliardi di euro all’anno senza produrre un posto di lavoro, e che non ha saputo resistere alla tentazione di mettere le sue avide mani sui duecento e passa miliardi di euro faticosamente conquistati dal governo PD-M5S-LeU.
Ma tutto questo a qualche solerte pennivendolo doveva sembrare ancora poco, perché senza il minimo senso della vergogna, appena ieri, uno dei principali quotidiani italiani se ne esce con una dissertazione oltre i limiti della decenza sui meriti di Draghi relativamente alla vittoria dell’Italia al campionati europei di calcio, alla finale di Wimbledon del tennista Berrettini e alla vittoria all’Eurovision del gruppo rock Maneskin.
Senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata, diceva Hannah Arendt, la libertà d’opinione diventa una beffa crudele, e inutilmente ridicola, potremmo aggiungere.