Il generale al contrario

Cultura

“Le idee del generale Roberto Vannacci non sono bislacche, buffe, impertinenti come la pernacchia di un bambino sull’altare. Sono pericolose.

Condividono lo stesso rumore sordo del tonfa che batte, però non si può dire, o si passa per estremisti.

Proprio così: lui parla del genoma dell’omosessualità, di correzione delle persone gay, di anormalità e di patenti di italianità in base al colore della pelle, però quelli antidemocratici saremmo noi, quelli che osano ricordare l’esistenza di una Costituzione.

Il generale loda le dittature, sostenendo che nelle crisi queste ultime tendano a essere più “efficienti” (come vedremo in seguito), però poi gli estremisti siamo noi.

Lui invoca la dittatura durante una crisi, noi cantiamo Vogue di Madonna al Pride, e saremmo noi a rappresentare un pericolo per la società.

Se dici che “i gay” in tv sono troppi e rischiano di condizionare l’orientamento sessuale dei bambini, allora va bene. Se dici che le persone nascono libere e uguali, e devono avere gli stessi diritti indipendentemente dal loro orientamento sessuale o dalla loro identità di genere, allora sei un censore.

È per questo che Roberto Vannacci almeno su un punto ha ragione: viviamo in un mondo al contrario. Però lui pensa di essere la soluzione, quando invece rappresenta il problema.”

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Quello che avete letto è passo di “Il generale al contrario”, il mio nuovo libro in cui smonto la retorica di Vannacci.

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Saverio Tommasi