di Alfonso Morelli, Responsabile ambiente Sinistra italiana dell’Umbria – Con un piano regionale che estenda il porta a porta su tutto il territorio, attui una seria politica di riduzione della produzione di rifiuti, e investa nella filiera del riutilizzo e del riciclaggio dei materiali, si potrebbe ridurre la produzione di RUR (Rifiuto Urbano Residuo) a 40.000 tonnellate annui. Questo dato è nettamente inferiore rispetto alle oltre 170.000 tonnellate annue dichiarate nel bando volto a giustificare la realizzazione del nuovo inceneritore in Umbria. Questi numeri, facilmente verificabili e ben noti, sono stati ripetutamente discussi durante le fasi di consultazione pubblica del piano.
In questo scenario, l’Umbria non avrebbe bisogno di nuove discariche né di nuovi inceneritori, ma potrebbe invece puntare su filiere innovative e generare lavoro di qualità. Una politica lungimirante, allineata con le direttive europee e le migliori pratiche internazionali, oggi dovrebbe concentrarsi sulla promozione di nuove tecnologie, sul riciclo chimico delle plastiche tradizionali, sulla creazione di una filiera del recupero del tessile e dei materiali edili, e sul diritto alla riparazione. Queste filiere del recupero e del riciclo rappresenterebbero un valore aggiunto non solo per l’ambiente, ma anche per settori economici cruciali in Umbria, contribuendo a rafforzare l’economia locale e favorendo la riconversione di siti industriali dismessi.
Purtroppo, in questi giorni, assistiamo invece a un dibattito regionale avvilente, ancora fermo alla sterile contrapposizione tra discarica e inceneritore. Mentre altre regioni europee si preparano a implementare serie politiche di economia circolare, in Umbria sembra mancare la volontà di guardare al futuro con una visione innovativa. L’obiettivo non dovrebbe essere semplicemente chiudere il ciclo dei rifiuti, ma ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi e promuovere un uso più efficiente delle risorse. Questi concetti, purtroppo, appaiono troppo distanti dalla visione dell’attuale maggioranza regionale, che continua a ancorarsi al passato, ostacolando il progresso verso un modello più sostenibile e moderno.