Proposta shock: e se entrassimo nel PD?

Politica

Di Paolo Reggianini, ex segretario di Rifondazione comunista di Modena.

“Sulla pagina di Franca Ferrari si sta sviluppando un dibattito che reputo molto interessante sui rapporti da tenere con il PD per chi ha fatto parte della sinistra radicale oggi scomparsa. In sostanza si parla se è il caso o meno di entrare nel PD e come entrarvi. Franca propone (ognuno può andarsi a leggere direttamente sulla sua pagina la sua proposta e il dibattito) un ingresso così descritto “non che 4 sfigati entrino, ognuno per sé, ma una sorta di strategia collettiva”.

Credo che tale ipotesi prima di demonizzarla sia da prendere seriamente in considerazione (prendere in considerazione vuol dire rifletterci, non avere già deciso). Parto da una constatazione: oggettivamente a sinistra non c’è più nulla se non la scomposizione dell’atomo. Massimo rispetto ma io coltivo altri hobbies.

Art. 1, almeno a livello nazionale da quel che risulta sta preparandosi a rientrare;

Sinistra Italiana è messa più o meno come gli altri partitini a sinistra del PD dove ormai i dirigenti sono più degli iscritti. Sempre con il proposito, che ormai è diventato un mantra, di voler costruire un soggetto a sinistra del PD oggi, Ds e Pds ieri e ieri l’altro. Sarebbe anche giusto e interessante non lo nego, ma se dopo 30 anni dallo scioglimento del PCI non ci si è riusciti (a parte la parentesi di Rifondazione Comunista che però aveva motivazioni diverse) perché ci si dovrebbe riuscire oggi? Qualcuno sente nella società, tra i ceti subalterni, una richiesta in questo senso? La sentite forse nell’opinione pubblica? Tra i quadri sindacali? Tra i lavoratori? Tra le partite IVA?

Prima ho accennato a Rifondazione Comunista, ebbene all’epoca c’era e si sentiva forte la necessità e la richiesta dal basso di dar corpo e vita a un soggetto che che tenesse in piedi un’idea diversa di sinistra per una parte di un popolo rimasto orfano del PCI. Viceversa oggi non avverto nessuna richiesta in tal senso. Alla gente ormai di un nuovo soggetto a sinistra non gliene frega più niente, come il fenomeno M5S ha dimostrato, e mi pare abbastanza evidente dalle percentuali elettorali. Allora “che fare”? Intanto smettiamola di pensare che un nuovo soggetto potrebbe attirare voti dal PD o dall’astensione: non è così ripeto, anni e anni di tentativi dovrebbero avercelo dimostrato. Penso invece stia a noi andare dove il consenso, per quanto confuso e in crisi, c’è già e tentare di dare, o rafforzare chi ci sta già provando, a milioni di persone in carne e ossa di sinistra (perché almeno l’elettorato e la base del PD tali sono) un partito degno di loro, il partito che meritano. Il PD, piaccia o meno, è oggettivamente l’unico soggetto oggi esistente a sinistra, tutto il resto è nulla. Non è un partito statico, ha mille contraddizioni e tante ipotesi al suo interno o negli immediati paraggi come quella lanciata pochi mesi fa da D’Alema, tante opzioni che si confrontano in una guerra senza quartiere ma che proprio in base alle quali non mi sentirei di mettere sullo stesso piano un Cuperlo con un Guerini, nè un Orlando con un Marcucci.

Insomma quello che mi chiedo e vi chiedo è se non sarebbe l’ora di smetterla di inseguire chimere che tali rimarranno e di iniziare a sporcarci le mani nel “gorgo” di ingraiana memoria proprio oggi che Renzi è uscito e che nel PD si sono riaperte prospettive di sinistra che guardano al pubblico più che al mercato. Oggi non è poco come punto di ripartenza e di dibattito. Ma poi, scusate… Jeremy Corbyn non è riuscito a conquistare la guida del Labour Party di Blair? Non venitemi a dire che il partito laburista inglese è meglio del PD. Altra cultura politica però quella di Corbin, come anche quella di Sanders negli USA. Corbyn e Sanders sono la prova che non è vero che dall’interno di partiti di massa non si riesca a condurre battaglie a volte anche vincenti.

Dobbiamo bandire la cultura della scissione in base alla quale ad ogni pestata di merda di cane ognuno si fa il suo partitino per poi proporre agli altri un soggetto che unisca tutti quelli che hanno pestato merde di cane. Dobbiamo riconquiastare invece la cultura del re-imparare ad essere minoranza dissidente ma dentro un contenitore concreto, non virtuale. Nel PCI hanno convissuto per anni posizioni politiche come quelle di Ingrao e di Amenedola molto più distanti tra loro di quanto non lo siano quelle di un Fratoianni rispetto a quelle di un Ferrero. Eppure hanno sempre militato nel PCI ognuno senza rinunciare alla propria identità.

Bene, dopo queste pallose considerazioni penso che le alternative che si hanno davanti siano 3, altre non ne vedo.

– Quella dei partiti a sinistra del PD, che anch’io ho ripetuto per decine d’anni, di dar vita a un nuovo soggetto della sinistra che però penso non porterà a niente o al massimo alla nascita di un altro partito che si andrà ad aggiungere alla galassia attuale che ne conta più di 30 (trenta!).

– Quello di rimanere come forza testimoniale a lato della battaglia testimoniando, appunto, che una certa idea di trasformazione della società è esistita. Ma poi finisce qua.

– Mettersi in gioco, collettivamente (sarebbe la cosa più logica) o anche individualmente nell’unico soggetto oggi esistente, il PD.

Ce n’è anche una quarta di ipotesi, quella suggerita da Gaber alla fine di “Io se fossi dio”. In sostanza farsi i cazzi propri. Non è detto sia la peggiore.”

fonte: Facebook

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