Dimissioni Zingaretti, Bertinotti: «Il Pd si sciolga per liberare energie»

Politica

tratto da 9Colonne – In una intervista al Riformista Fausto Bertinotti torna a sostenere che il Pd ha solo una chance. Sciogliersi e liberare le energie. E sostiene che le dimissioni del segretario, Nicola Zingaretti, vanno in questa direzione. “C’è una differenza profonda nei due governi di cui il Pd è stato parte fondamentale – sottolinea l’ex leader di Rifondazione comunista -. Mentre nel Conte 2 si assisteva a un abbraccio mortale dei partiti, il governo Draghi li ingloba e li mangia. Cambia la loro natura a tal punto che non capiscono più che cosa fanno. Per il Pd, ormai diventato una forza centrata sulla governabilità, l’impatto è stato fortissimo. È come se venisse meno la sua unica ragion d’essere” e “Zingaretti con il suo immobilismo ha di fatto permesso al Pd, con cui c’è una identificazione totale, di essere il perno della stabilità e della governabilità. Oggi non ce ne è più bisogno. Il Conte 2 portava con sé i partiti, Draghi li tiene sulla porta. Prima la stabilità era garantita in particolare dal Pd, oggi la stabilità è stata sussunta dal presidente del Consiglio. Tutti i partiti sono sottoposti a un processo di destrutturazione, che ne siano consapevoli o meno”. “Il Pd – aggiunge – è stato investito nella sua parte più intima, più vera, sottoposto alla sua totale delegittimazione. Quando non sei più necessario alla stabilità perdi il tuo ‘ubi consistam’. Il Pd ha perso il suo ruolo centrale. Da questo punto di vista le dimissioni di Zingaretti possono essere valutate come un atto di intelligenza politica, che sia consapevole o meno. Se ci fosse ancora il primato della politica, il Pd dovrebbe cogliere l’occasione per sciogliersi, per liberare energie”, “la decisione del segretario ha un alto valore simbolico. Nel Pd ci sono molte energie che erano bloccate dalla ‘governabilità’. Venuta meno questa ragione d’essere, queste energie possono essere liberate. Secondo me nella direzione del socialismo, ma io lo dico da una prospettiva assoluta esterna. Ma per fare questo, per trasformare le dimissioni di Zingaretti e lo scioglimento in una opportunità, si deve aprire una fase costituente, una fase critica su quello che è accaduto in questi anni. Per risorgere come l’araba fenice, le ceneri non ti vengono regalate: sono il frutto di una riflessione autocritica che finora non c’è stata. Neanche per i cento anni del Pci. Come è possibile che non ci sia stato uno straccio di dibattito, come se il Pd non c’entrasse nulla con quella storia?!”.

E conclude: “Coloro che come me pensano non sia possibile che si verifichi questa rinascita, potrebbero sperimentare come costruire nuove soggettività critiche, partendo dalla società civile. Il confronto dialettico con quello che succede nel Pd dovrebbe essere uno stimolo. Sto leggendo diversi interventi di esponenti della sinistra francese non più disposti a votare Macron contro Le Pen. Si fanno altri ragionamenti, si guarda a ciò che si muove nella società. Chi ha questa visione, potrebbe trarre giovamento dalla nuova condizione del Pd”.

(5 MAR – red)

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